COSMONAUTA – intervista a Rosario Genovese – ArteInterviste

di Marta Cutugno

Messina. Resteranno in mostra fino al 24 marzo presso la Galleria d’Arte Contemporanea COCCO in via Francesco Todaro, le venti opere di Rosario Genovese, pitto-sculture di un artista che non aveva mai esposto prima d’ora nella città dello Stretto. La mostra è organizzata da Laura Faranda, direttore e curatrice di COCCO ed è a cura di Dario Orphée La Mendola.

L’arte di Rosario Genovese gravita, praticamente da sempre, intorno allo studio degli astri e delle loro relazioni. La mostra in corso, che è stata appositamente preparata per Cocco, porta il nome di “COSMONAUTA” ed indaga nello spazio infinito alla ricerca della profonda relazione tra uomo e cosmo, uno studio particolareggiato sulle stelle binarie con la presenza di straordinari dittici che rappresentano stelle binarie a raggi X e porzioni di mappe stellari. Non solo astri ma riferimenti visivi che richiamano il mito, il segno grafico originario, e la vita che parte da lontano per raggiungere il nucleo e fecondarlo, nascere, morire e nascere di nuovo. Ma il significato profondo di questo progetto artistico può riferirsi anche al coinvolgimento sensoriale del visitatore, catturato tramite vista, udito ed olfatto. Il Vernissage è stata una preziosa occasione di lettura dell’opera da parte di tutti i presenti, tra questi un gruppo di soci dell’UICI – Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti ONLUS – APS Sezione Territoriale di Messina. Tutti gli intervenuti hanno avuto la possibilità di accarezzare la superficie di questi lavori, sperimentando l’emozione che l’arte può donare stimolando l’intera sfera sensoriale oltre la vista, grazie agli odori delle particolari vernici e ai suoni emessi da strumenti di amplificazione associati ad alcune delle opere in mostra. 

Carteggi Letterari ha incontrato l’artista Rosario Genovese per chiacchierare di stelle, di Arte del Cosmo, di suoni e materiali. 

Trasferire le meraviglie del cosmo nella sua Arte non è cosa recente, ma esistono delle differenze, delle evoluzioni nel pensiero che naviga attraverso le sue opere?

R.G: Rispetto a quelle precedenti, queste ultime opere hanno una caratteristica particolare. Da tempo mi occupo della volta celeste, del cosmo ma le ultime ricerche vanno ad approfondire le stelle a contatto e quelle a raggi x. Parliamo di stelle gemelle: una delle due riesce a caricare maggiore energia perché la sottrae all’altra conducendola al collasso e facendola diventare un buco nero in grado di attirare nel suo vortice qualsiasi cosa le arrivi intorno. Nello stesso tempo inizia un processo di assimilazione della compagna gemella, causa della sua trasformazione, che diventa, a sua volta, anche questa un buco nero.

Una continua lotta astrale, dunque, rappresentata attraverso i due pezzi che costituiscono i suoi dittici.

R.G: Si. Nei dittici presenti in questa mostra ho voluto rappresentare, infatti, la stessa identica stella binaria a raggi x, in due pezzi: uno ricorda la stella ancora vivente col suo nucleo ed il suo racconto mentre l’altra mantiene la traccia della gemella. Per questo il supporto risulta identico, è ribaltato, è speculare. Molte figure infatti vengono riprese e lasciate al loro momento primordiale. Ogni dittico è la storia della stella, da un lato si rappresenta la vita, dall’altro la morte della stella che equivale alla sua nuova vita. 

Colori, materiali e suoni. Tutto converge dalla realizzazione di un disegno cosmico tutto da scoprire. In che modo?

R.G: I colori presenti sono tutti in opposizione ed in molti casi complementari come per il viola ed il giallo. La scelta dei materiali va dal legno alla carta pesta, all’alluminio, al multistrato. Ho utilizzato inoltre pastelli, gessetti, matite e acrilici su tela. Poi sono giunto anche ad una riflessione sonora: la Nasa è riuscita a registrare i suoni emessi dai buchi neri ed a rintracciare le sorgenti attraverso le onde elettromagnetiche. Trovandomi un giorno nel mio studio e accarezzando l’opera, quasi come si accarezza un figlio, mi sono accorto che il fruscio prodotto dai materiali assomigliava a quello registrato dalla Nasa ed ho pensato di amplificarlo attraverso strumenti che potessero rivelare velocità ed intensità del tatto sulla superficie. Quella mononota prodotta, frutto di casualità, richiama le origini dell’universo, il boato prima della vita e si propaga grazie alla porosità della materia. 

In una nota di presentazione, Rosario Genovese aggiunge: 

“La curiosità nei confronti degli astri nasce guardando delle fotografie di corpi celesti del nostro sistema solare pubblicate su National Geographic. Ne sono stato affascinato e, volendone sapere di più, ho deciso di studiarne le caratteristiche. Da qui, la decisione ulteriore di realizzare dei lavori che rispettassero caratteristiche e peculiarità dell’astro o del pianeta o ancora del satellite di volta in volta preso in esame.Gli artisti hanno sempre avuto la pretesa di far sognare gli altri con ciò che fanno. Lo so bene che il limite maggiore al quale va incontro un artista è ritenere che gli altri possano provare le stesse cose che prova lui. Ma mettiamola così: mi piace pensare che chi guarda una mia opera avverta un centesimo della scossa che avverto io mentre lavoro”.

Foto di Saverio Genovese

 

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