CONSONANZE E DISSONANZE / I giorni del Titano: “Colpo di Stato nella San Marino rossa” (Besa, 2018) di Daniele Comberiati

Sono passati 62 anni dai “giorni del Titano” citati nel titolo di quest’articolo, ossia dal colpo di mano con il quale la Repubblica di San Marino passò, nel 1957, dalla guida di una coalizione socialista e comunista a quella di un illegittimo governo filo-democristiano e filo-occidentale. Conosciuto anche come “i fatti della Rovereta” (dal nome della curazia, o frazione, nel quale si svolse buona parte degli eventi accaduti tra il settembre e l’ottobre 1957), il Colpo di Stato nella San Marino rossa è riemerso negli ultimi mesi da un poderoso oblio storico, principalmente di marca italiana, grazie all’omonimo romanzo di Daniele Comberiati.

Romanzo storico, questo, come già il precedente Vie di fuga, pubblicato sempre per Besa nel 2015, ma anche e soprattutto “romanzo melancolico”, se così si può definire, almeno temporaneamente, una narrazione che risulta quasi esclusivamente basata sui ricordi dolorosi del compagno Mario Balducci, uno degli esponenti più in vista della fazione sconfitta, a svariate decadi di distanza.

Confinato, proprio per effetto della debacle politica, in un residence d’Oltralpe, Balducci torna a San Marino per regolare i conti con il suo passato e alleviare così il suo presente. Impresa non del tutto riuscita, come già era fallita la resistenza del più grande Stato, e non partito, socialcomunista d’Occidente alle pressioni italiane e statunitensi nel ’57. Un’impresa, però, che non è del tutto vana, poiché aiuta a rimettere insieme le tessere del passato, delineando meglio il ruolo della felliniana Adelaide, amore infelice di tutta una vita per il compagno Balducci, e quello degli altri compagni dell’epoca. È una storia che rimbomba ossessivamente di tradimenti, quella di Mario Balducci, e di possibili rivincite che infine non hanno luogo perché sarebbero ormai insapori. È anche, inevitabilmente, una storia di fragilità esistenziale, incarnata dal Balducci a discapito degli iniziali furori rivoluzionari. Per dirla con un risibile gioco di parole, a differenza del monte sul quale si erge la Repubblica, Balducci non è affatto un Titano, anzi: si affligge costantemente, monotonamente, per non esserlo mai stato.

Il dubbio di Balducci di non esser stato grande, ovvero di non aver potuto giocare alla pari con i grandi, è anche un dubbio, più generale, sull’esito di una storia collettiva. Tuttavia, quella della San Marino rossa – così come emerge con estrema linearità, ma anche con nitore, dalle pagine di Comberiati – non è per nulla una storia “minore”, così come minori non sono stati i moti di Reggio Calabria del 1970, già al centro di Vie di fuga. All’indomani dell’insurrezione ungherese del 1956, i “fatti della Rovereta” costituiscono un passaggio decisivo per la storia di San Marino (e, di conseguenza, dell’Italia) nello scacchiere geopolitico della guerra fredda. Storia che passa tra le mani di alcuni uomini e donne che sono incapaci di farvi fronte a causa delle loro debolezze individuali, certo, ma che non manca comunque di aver un ultimo sussulto per i giovani sanmarinesi che hanno richiamato Balducci dall’esilio francese e, per il tramite di questi personaggi, anche per il lettore.

In uno dei passaggi più alti del libro, infatti, questi giovani confidano a Balducci che cosa li ha mossi, nel profondo, alla ricerca di uno dei protagonisti della resistenza anti-golpista che fu: “Noi viviamo qui tutti i giorni, e li guardiamo e li osserviamo, i vecchi “compagni”. Nel loro essere qui, ora, in questa Repubblica, nel loro rifiuto di parlarci – ma anche nella nostra incapacità o non volontà di ascoltarli – ci sono la vostra e la nostra sconfitta, Mario. E a vent’anni, tu lo sai bene, a vent’anni non ci si può sentire sconfitti per sempre”.

È per resistere alla loro sconfitta nel presente che questi giovani militanti rintracciano un maestro, volente o nolente, di vita e un compagno politico, al fine di ripercorrerne di nuovo le peripezie e carpirne qualche segreto che sia utile ad affrontare anche lo sfacelo attuale. Ed è con questa finalità, certamente didattica ma anche, in ultima istanza, etico-politica, che la storia melancolica del compagno Balducci torna ad essere Storia.

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