COCCO: fino al 13 dicembre, in mostra la straordinaria “Phenomena” di Giuditta R

Phenomena”

mostra personale di Giuditta R

a cura di

Laura Faranda e Mosè Previti

22 Dicembre 2018 – 13 Gennaio 2019

COCCO Arte Contemporanea, via F. Todaro n.22, Messina

Il 22 Dicembre 2018 lo studio d’arte COCCO Arte Contemporanea ha inaugurato “Phenomena”, mostra personale di Giuditta R, a cura di Laura Faranda e Mosè Previti, visitabile fino al 13 Gennaio 2019.

Straordinaria“Phenomena”, secondo appuntamento della programmazione COCCO, un  nuovo studio d’arte che si affaccia nel panorama dell’arte contemporanea siciliana e nazionale con la spinta positiva di un esordio molto apprezzato dal pubblico e dagli addetti ai lavori.  Anche con questa mostra, Cocco  prosegue il percorso di collaborazioni con i nuovi talenti, innanzitutto siciliani ma divenuti internazionali, iniziato lo scorso 27 ottobre con la “Volta Pietra” dello scultore Ezio Cicciarella. La mostra è una selezione di 22 lavori della produzione recente dell’artista Giuditta R (Messina, 1984),  molti dei quali mai esposti in Italia. “Phenomena” è un galleria incredibile di ritratti a matita, realizzati con un  disegno espressivo e abilissimo, dalla micidiale profondità psicologica,  immerso un immaginario ironico e sarcastico dal retro gusto glamour. La mostra sbarca a Messina dopo la tappa  alla galleria d’arte Noox Escandòn di Città del Messico confermando la parabola eccellente del  percorso artistico di Giuditta. L’artista ha esposto in numerosi paesi europei, ha vinto premi e collaborato con artisti, ha fondato e ora dirige una  residenza d’arte. I suoi disegni sono presenti in collezioni pubbliche e private in Europa e in America.

Mi piace impressionare il pubblico, l’arte non deve lasciare indifferenti. Il potere dell’immagine è forte e l’artista lo può usare per colpire. Voglio fare riflettere sulle parti di noi che sono rimaste infantili e sul genere sessuale su cui gioco molto”. Giuditta R

Nata a Messina nel 1984, sin da piccola Giuditta vive a stretto contatto con la creatività poichè i genitori sono entrambi artisti. Giuditta inizia a sentirsi a proprio agio con il medium delle matite sin da bambina, spendendo molte ore al giorno disegnando. Riprende la tecnica della grafite su cartoncino nel 2008 con linizio di una nuova produzione artistica. Una lunga serie di disegni alla quale l’artista lavora tutt’oggi. Alla fine del 2008 completa il corso di laurea e di specializzazione col massimo dei voti presso l’Accademia di Belle Arti di Catania. Poco prima della laurea, l’artista consegue un breve corso di studi a Copenaghen, con sviluppo di un progetto d’arte virtuale. Giuditta inizia la sua carriera artistica mostrando con successo le sue opere in varie gallerie, musei e centri di arte contemporanea internazionali: Danimarca, Germania, Italia, Francia, Lituania, Spagna, America, Messico, Austria, Ungheria, Inghilterra, ecc. E le sue opere sono in varie collezioni sia private che pubbliche. Nel 2013 Giuditta apre una nuova attività nella sua città natale, assumendo il ruolo di direttrice di una residenza per artisti, di nome Villa R. La piattaforma internazionale offre alle persone di tutti i campi artistici la possibilità di creare nuovi progetti a contatto con la natura e un esclusivo paesaggio. Nel 2016 l’artista inizia una collaborazione nel campo della moda con un designer di Tokyo, che utilizza le sue opere per decorare capi di abbigliamento in una collezione Nel 2018 Giuditta riceve il suo primo Premio alla carriera presso il Castello dei Principi Gallego di Sant’Agata Militello, Italia. Nello stesso anno l’artista attende una residenza in Yucatàn RSDNART Noox Kankabal, che si conclude con una mostra collettiva e un discorso nella Hacienda Kankabal, in Messico, e subito dopo con una grande mostra personale a Noox Escandòn, a Città del Messico. Giuditta è rappresentata dalla Galleria Oxholm a Copenhagen e dalla Galleria Heike Arndt a Berlino e Kettinge (Danimarca). Attualmente vive e lavora a Berlino.

 

Giuditta R / Phenomena

di Laura Faranda

Giuditta R (aka Giuditta Rustica) è una giovane artista messinese, che ormai da anni vive e lavora a Berlino. Nel lavoro, si destreggia principalmente fra la capitale federale tedesca e Copenaghen.

Sin da bambina si appassiona all’arte e così, una volta “grande”, decide di fare di questa passione il suo lavoro. Determinazione e talento la accompagnano da sempre. Diplomata con il massimo dei voti all’Accademia di Belle Arti di Catania, intraprende una esperienza formativa-artistica a Copenaghen, città che la cattura.

Da tempo porta avanti una fitta produzione e autopromozione, fidelizzandosi pubblico, collezionisti e importanti gallerie, specialmente la Galleria Heike Arndt a Berlino e la Galleria Oxholm a Copenhagen.

Un altro talento tutto di terra nostra (la Sicilia) e della nostra città (Messina), che ha fatto delle sue radici un punto di onore e di lancio per aprirsi al mondo, ma anche un terreno fertile in cui tornare e ritornare.

Un altro onore e ulteriore piacere per lo studio d’arte COCCO. Un’ artista che continua a tratteggiare la ricerca, la qualità, l’originalità, la “freschezza” che lo Studio propone.

Giuditta comprende molto presto che la matita è e sarà la sua migliore compagna, prediligendo la tecnica a grafite su cartoncino.

In generale, non amo rincorrere il paragone fra gli artisti, mi incuriosisce di più scorgerne una originalità, una caratterizzazione, una preparazione che credo siano il reale motivo di  qualità. Tuttavia penso sia evidente l’ispirazione di Giuditta al noto espressionismo di Francis Bacon e poi al cinema thriller-horror, alla fotografia contemporanea, ai casi più disparati di storie criminali e a varie teorie sull’inconscio.

Fra minimalismo del colore e ambientazioni cupe che rivelano una grande affinità dell’ Artista con l’Europa del Nord, Giuditta dà luce, con consapevolezza del disegno e forte spirito analitico, a figure “decostruite”, grottesche, anche caricaturali. Maschere pagane, erotiche, prepotenti, accattivanti, oltreumane, ambigue. “Phenomena”, appunto. Sull’ambiguità (specie quella sessuale) gioca molto, si diverte (ma sempre con intelligente ironia) ad impressionare il pubblico, convinta, a ragione, che il potere dell’immagine sia unico perché immediato, a stento filtrato dalle resistenze che ognuno di noi porta con sé.

In atmosfere sospese fra le migliori soundtracks di film horror e il suono elettronico di band sulla scia dei Daft Punk, il suo desiderio di impressionare, stupire, è un viaggio nel suo inconscio tra fantasmi di ieri e di oggi che lei schernisce. Un viaggio che sembra rivelarsi come un edificio dismesso, rispetto alla sua funzione originaria e di evidente suggestione, che emette un grido di protesta e di ricerca, ma anche di attenzione, valorizzazione, speranza. Un grido che è desiderio di evoluzione e evoluzioni, ancora una volta di “fenomeni”. E un grido che pare racchiudersi tutto nello “sbrilluccichio” (quasi sempre unico elemento di colore) appena accennato su scarpette da bambina, fiocchi o papillon e nella farfalla, elementi onnipresenti nelle opere di Giuditta. La farfalla che, come sottolinea l’artista: “ci insegna a trasformare la nostra vita e, consapevolmente, a realizzare i nostri desideri più intimi. La stanza della farfalla è lo spazio che ritroviamo dentro noi stessi, in cui sono custodite le nostre verità più profonde.”

                                                                                           

The truth hurts

di Mosè Previti

Giuditta R ha un suo mondo, una rappresentazione, un teatro.  Il bianco e nero dei disegni a matita a volte sembra trascinare lo sguardo nella stanza dei ricordi degli avi, o dei pensieri suoi presenti e di molti altri.  Beffardamente, con un certo gusto affilato e cinico, l’artista crea un’opera bambina e tragica insieme.  Non sappiamo se sono persone, anima di persone, persone viste nude nel loro essere al principio o nel momento più sensibile dello sguardo, quando l’occhio si fa brutale e tocca la verità, che fa male. Con il suo stile moderno, espressionista, apparentemente brut, pieno di fashion glitterato, l’artista seduce e il senso rimane più nascosto, meno brusco, meno fatale.  Ce n’è per tutti, per se stessa, per gli amici, per la famiglia in senso stretto e in senso lato, per il genere maschile e quello femminile.  In un probabile autoritratto l’artista indossa il sombrero e un vestito d’oro (A genetic secret III). Tagliatrice di teste di successo, imperscrutabile, con una testa bambola di donna e una vera di uomo. Fuori dal tempo storico, l’artista lavora al suo teatro di pupi e pupette, dove lo spettatore arriva come un ospite da mettere alla prova, da interrogare, da incastrare di fronte a uno spettacolo di spietata umanità. La sua satira intrigante e il grottesco sembrano fantastici, irreali ma non ci viene affatto in mente che potrebbero parlare di noi, del nostro essere bambini coi denti rotti, schiantati nell’attimo dello specchio, nello sguardo dell’altro e in quello dell’artista in particolare.  In questa carneficina, Giuditta R posa le ali glitterate e sgargianti delle sue farfalle, stemperando il bianco e nero e aprendo un senso spirituale, di crescita, di futuro trasformato che l’insetto simbolo imprime sulla carta delle sue opere: allora l’accento chiassoso e pop trasforma in un sorriso l’inquietudine che vira verso il noir dei luna park, il gioco del finto orrore dove oltre al finto che compiace sentiamo anche quella durezza che è il vivere, nell’amare, nel crescere, nell’assaggiare tutte le cose del mondo.

Giuditta R è maestra del Ritratto, un genere che l’artista rinnova nelle qualità formali  e nei suoi risvolti psicologicici. Il bianco e nero della sua matita modella egregiamente la plasticità dei volti, si muovono le pieghe dei vestiti, e nel dettaglio vediamo le bocche smorfiose e i denti sgraziati, i capelli hanno le qualità reali del volume, il disordine del riccio, la fiamma del biondo. L’artista ha questo segno minimo che usa magistralmente, la sua abilità tecnica porta la matita al grado del pennello: nella luce, nella rese delle epidermide, dei tessuti e degli oggetti, il disegno di Giuditta R è totalmente pittorico, così anche se il colore c’è solo nell’aggiunta del glitter, noi lo percepiamo ovunque, come temperatura psicologica dell’immagine, come suo completamento semantico. Il ritratto di Giuditta R è legato al ricordo dell’infanzia e al presente del disagio contemporaneo, c’è in esso la mediazione della fotografia, alcuni ritratti sono tagliati proprio come certe foto sbagliate o ricordano i vecchi cammei nei salotti di altri tempi.  Fratelli e sorelle, piccoli anarchici, ritratti di famiglia e di classe, sono pretesto per quella che potrebbe sembrare una satira viscerale dove l’ironia è un affilato coltello dentro la psiche di un ritratto in particolare, qualcuno di cui non sappiamo il nome ma che in fondo ci riguarda personalmente lo stesso.  Il mondo fantastico di Giuditta R si sviluppa in cicli legati a particolari temi come Vanessa’s Room, Nymph, She came in like an obession, progetti che sono come racconti dove non mancano i momenti assolutamente lirici dove l’artista sembra aprire a un’emotività sconvolgente, un’emotività dove l’artista si manifesta personalmente con una struggente sensibilità. È la sensualità una delle note più interessanti del lavoro di quest’artista, serpeggia maledettamente intrigante in tutte le sue opere pur non essendo particolarmente manifesta, anzi essendo principalmente nascosta, allusa, sbirciata da dietro una cortina fumogena di espressività ironica che, alla fine, fa cedere di fronte al grande piacere visivo di queste immagini.

Giuditta R risiede e lavora a Berlino,  recentemente ha esposto a Città del Messico, dove ha riscosso un grande successo. Il suo percorso sembra imboccare traiettorie globali, esito di una continua serie di conferme che l’hanno voluta al centro di numerose prestigiose mostre personali in tutta Europa. Ho seguito il suo lavoro nel corso di questi anni avendo il piacere di curare una sua personale per il progetto Le Scalinate dell’Arte, avendo anche la fortuna di essere testimone, seppur a distanza, della sua celebrata collaborazione con lo stilista giapponese Keisuke Hirose. Questa nuova mostra nella città di Messina raccoglie un nucleo di opere mai esposte, alcune delle quali recentissime, in buona parte provenienti dalla sua esposizione nella capitale messicana.  “Phenomena” è la testimonianza delle sue ultime produzioni e anche del legame con il suo territorio d’origine che l’artista onora con l’alto livello della sua arte e una serie ininterrotta di successi professionali.

 

COCCO Arte Contemporanea

via F. Todaro n. 22, Messina

Orari di apertura: venerdì e sabato dalle h 17.00 alle h 20.00 e poi su appuntamento

Contatti:

Cell.,  – 349 8150444- 347 7689468  

mail, COCCOartecontemporanea@gmail.com;

laufar@hotmail.it gmosepreviti@gmail.com _

 

Davide Lupica Fotografia

 

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