Filarmonica Laudamo: Ba-Rock 2.0 di Giovanni Sollima – vibrazione estatica di un racconto in musica

di Marta Cutugno

La musica, un organismo vivente” – Giovanni Sollima

Messina. Storie e riflessi di infinito. BaRock 2.0 di Giovanni Sollima altro non è che questo, un racconto in musica di estatica vibrazione. Il parallelo con l’esperienza di un viaggio nell’immaginario, oggi, è abitudine più che consueta, un’associazione consumata ma, in questo caso, l’unica possibile. Al Palacultura Antonello da Messina, il pubblico presente per il settimo appuntamento nel cartellone 2018/2019 della Filarmonica Laudamo, ha viaggiato in compagnia di un artista unico, attraversando lo spazio geografico con le sue tradizioni e le culture diverse, per mezzo del potere evocativo della musica. Giovanni Sollima non arriva da solo sul palcoscenico. Lo accompagnano strumento, archetto e bagaglio di tutto rispetto, una formazione di altissimo livello, collaborazioni prestigiose e concerti in giro per il mondo, tasselli di una carriera internazionale e brillante di vero virtuoso e di compositore. 

Per Ba-Rock 2.0, nell’indissolubilità del silenzio, il M° Sollima lascia elevare dal suo violoncello un solo suono che, da impercettibile, è destinato al progressivo rinforzo, evocazione di luoghi lontani, oscillazione perfetta, dolcissima lama che trapassa la sensibilità dello spettatore. Dal “Krunch“, canto  tradizionale armeno al più classico Bach della Suite in sol maggiore BWV 1007, dal quarto Studio da concerto (dall’op. 10 dedicata ad Alfredo Piatti) di Bernhard Cossmann al Fandango (after Boccherini) e al Natural Songbook di sua composizione fino ad “About a girl” dei Nirvana, il violoncellista palermitano domina la scena con definito temperamento quanto definite sono, persino, le fasi precedenti, quelle dell’accordatura, parentesi di senso compiuto in cui iniziare a sfoggiare perizia e conoscenza assolute dello strumento. Uno spiccato gusto per la ricerca, vitale in ogni sua manifestazione, fa si che l’attività da solista sia essenzialmente complementare all’esportazione delle nuove frontiere della composizione. Obiettivo primario, esigenza naturale è la contaminazione tra i generi dalla cui netta e categorica definizione il M° Sollima prende le distanze.

Ed è il riconoscimento del Bello in un talento così prorompente a chiarire l’interesse ed il trasporto da parte di un pubblico sempre più eterogeneo che va dal purista classico all’appassionato metal. Mille volti per Giovanni Sollima – intimista, romantico, profondo, scatenato, classico, etereo, rock – ed una sola, unica personalità.

Il virtuosismo di Sollima non è da intendersi esclusivamente quale manifestazione dell’abilità nei mezzi tecnici. Impone una visione più ampia e globale, che investe diverse componenti. Spiccato è il senso armonico delle sue interpretazioni, per cui il violoncellista sembra essere accompagnato, alle sue spalle, da un’orchestra intera, un suono che potrebbe definirsi sinfonico; accattivante è lo sfruttamento ritmico degli strumenti, tramite l’impiego del tradizionale archetto e non solo; e la sperimentazione è feconda, visionaria, imperante.

In occasione del concerto di domenica 18 novembre al Palacultura, a disposizione del M°, non soltanto un violoncello barocco reduce dalla sua ultima avventura insieme alla Holland Baroque Society, ma anche un altro particolarissimo strumento, acquistato in Ungheria – come da lui stesso spiegato – per poche centinaia di euro, con apparenti sembianze di violoncello ed i tratti di uno strumento a percussione, da cui il compositore è riuscito a trarre i ritmi e le melodie di un canto australiano, suo oggetto di studio. La compartecipazione è totale: l’enfasi investita nella rappresentazione del suono richiama l’intervento della voce fino a fermare le corde sul manico col viso e con le labbra: “le mani sono solo un tramite – afferma Sollima – lo strumento è un’estensione del corpo, da voce al corpo (…) e quando sei solo chiami in rassegna tutto (…), cerchi di dare tutto, di confessare tutto (…)”

In questo percorso di suoni ed emozioni, la linea di basso, l’ostinato, è il collante che nel suo procedere disegna una mappa, “la mappa – afferma il compositore – che io voglio seguire“. Quando, in chiusura, Giovanni Sollima si allontana piano insieme al suo strumento, portando quei suoni a sfumare gradualmente dietro le quinte, il pubblico, che ha già fatto sua la preziosità di questo concerto, non esita nel richiamarlo più volte in scena, destinandogli interminabili applausi. 

Prossimo appuntamento per la Filarmonica Laudamo è il concetto di Giuseppe Corpina al clarinetto con Orchestra da Camera “Sinfonietta” Messina diretta da Gioacchino Zimmardi.

Foto di Nanda Vizzini

 

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