Pillole di poesia – Davide Cortese

di Ilaria Grasso

Se le cose che vediamo hanno un effetto fortemente simbolico è anche perché, nella nostra abitudine di vederle dalla nascita, esse hanno assunto un preciso valore. Così per alcuni “foglia”corrisponderà alla foglia di fico se sei pugliese o alla foglia del cappero come in questi bei versi di Cortese. Lo zooantropomorfismo è spesso utilizzato nella letteratura e nelle arti in generale. Tale strumento consente di attribuire a esseri animati e inanimati, caratteristiche tipicamente umane per sviluppare quell’astrazione necessaria al poeta e al lettore. Qui la narrazione si arricchisce di piante, animali e di minerali perché chi scrive è nato alle Isole Eolie come ci suggerisce il titolo. Ma se a scrivere questa poesia che parla delle origini ci fosse un’altra persona, uno che ha vissuto in una periferia di cemento e che non ha mai visto un cappero se non nel barattolino al supermercato la scriverebbe così? E quale caratteristica umana darebbe al cemento?

EOLIANU

Appartegnu e cieusi russi, e flilici, a raggìna.

Sugnu da fògghia tunna du càppiru,

du jancu e viola du ciùri sua.

Sugnu da salamìda e du vulcanu.

Appartiegnu o suli,

a rina nìura, o mari, a medusa,

a pùmmici c’affunna,

all’ossidiana chi tratteni u scuru.

All’isuli mia, o blu.

Iò appartegnu o blu.

Appartegnu o luci,

o stati, e ruvetta, e muri.

Appartegnu o vientu,

a chiuddu c’on mori.

EOLIANO

Appartengo ai gelsi rossi, alle felci, all’uva.

Sono della foglia tonda del cappero,

del bianco e viola del suo fiore.

Sono del geco e del vulcano.

Appartengo al sole,

alla sabbia nera, al mare, alla medusa,

all’ossidiana che trattiene il buio.

Alle mie isole, al blu.

Io appartengo al blu.

Appartengo al fuoco,

all’estate, ai rovi, alle more.

Appartengo al vento,

a ciò che non muore.

Da VIENTU – Edizioni progetto Cultura

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