Carteggi Inediti : 5 poesie da “Lato B” di Antonio Bux, in arrivo per Ensemble Edizioni

La poesia prende forma dalla vita. Il pensiero che si vive e si vuol restare, così come testimonianza di sparire è cercare di fare poesia. Ma questa vita del pensiero a volte sfora, a volte si perde. Altre volte assume sue forme, così estranee a noi, così simili e lontane dalla vita. L’opera che le comprende cerca solo spazio, per restare in un cantuccio più ustionato. Ecco il fuoco dell’opera, dove il tizzone è già cenere. Così ogni opera ha i suoi morti. I suoi tagli viscerali. Perciò ho deciso di sezionare, di fare carne da macello. Di essere ruvido, ma anche di non tralasciare. Per essere fuoco e cenere e restare altrove. Così che un’opera diventa due. Di quest’opera esiste un lato A. Per ora
c’è solo il lato B.

L’autore

85

 

Cara persona che tu sei dentro di me,

qui ti scrivo per non vederti,

o per vederti scrivere chi sono.

 

In un tempo che oggi più non è, c’eri eccome

proprio simile al mio essere, da dire

non mi spaventa essere te.

 

Ma vedi, molti ruscelli sono stati allora,

e oggi, vedi oggi come sono corti,

e in fondo alla riva cosa resta

o chi?

 

Una statua bagnata qui non vede il sole.

 

Una luce appena, una specie di fulmine celeste.

Sarà forse Dio che chiama, da una nube,

sarà sotto la terra che continuano i ruscelli.

 

Ma questo tu, cara persona ignori,

o forse sai benissimo di che cosa parlo,

perché poterti vivere, oh sì,

 

sarebbe sentire la statua aprirsi,

girarsi e diventare carne e forse

 

un occhio che ancora si vuole immaginare.

 

Ma cara persona, tu non mi spaventi;

non mi ricordi più l’ansia o la meraviglia

o il volto di quel marrone poco chiaro,

bacio che non ho mai restituito.

 

Questo volevo dirti, che dentro l’acqua

del mio sentire non c’è più tempo,

e la statua che qui sento è sotto il fondale.

 

Ma tu trattienimi d’acqua, per respiro

di sapere che non sono io che scrivo,

ma la tua esistenza di ritornare vita

 

mia cara persona che non ci sei mai,

prima che io nascessi tu eri già così,

eri qui e mi vedevi scrivere.

 

(È così che dio ci inventa, come persone care?

Tutti uguali ma così distanti e altrove,

è così che ci chiama, i suoi figli, prima

e dopo la vita, è lui l’attimo in cui si muore?).

 

 

87

 

Un giorno poco chiaro

l’aquila parlerà come l’uomo,

e così il fiume

 

così come si dice essere stati.

 

(Ma non sarà poco chiaro

quel giorno sarà solo aquile

e l’uomo dentro il fiume

 

saprà essere uguale).

 

Ma come si dice essere stati?

Forse un’aquila da grande

quando smette di volare

 

o forse un fiume morto il giorno prima.

 

(Così il giorno dopo diventa chiaro

l’uomo che vola e vede tutto un fiume,

 

sarà così che l’aquila non vola più,

se vede un fiume diventare uomo).

 

 

89

 

Come lasciare un fiore

nell’anima che si vuole morire

 

non sarebbe migliore l’aldilà

né la vita vista dall’alto

 

tra due braccia libere

in un prato

 

si ricorderà qualcuno è certo

qualcuno che qui dentro ha amato.

 

Ora i cavalli sono liberi

fuori dalla piazza dalle luci

 

eppure una tenebra resta

è una tenebra ma si vede morbida

 

lasciare l’esistenza

sarà questo essere stati

 

un momento sopra il cavallo

sarà stato umano vivere in croce

 

e anche una mano sopra l’altra

ora che la mano resta sola.

 

 

92

 

Doveva essere di un colore eterno

la vita, o di un eterno lì a colorare,

 

o doveva solo una vita

diventare dolore, un martello

 

a fare scheggia le persone

e il mare. Ma il mare, oltre il suo blu,

 

non osa immaginare. L’ombra così

è un uomo, con lo scalpello

 

spacca tutto quando scrive versi.

Già, i versi… il mantello che si apre

 

e si chiude, e dentro non c’è una parola

che soffra per sempre e che duri,

 

o che pura gioisca, incosciente

del gioire che fa parlare le piante.

 

(Ma le piante non si muovono, sono eterne,

e il loro respiro è già vero futuro

 

rotondamente come si viene al mondo,

profondità e poi superficie).

 

Basterebbe così, un sorriso e le onde

del verde più sotto del mare,

 

basterebbe di vivere, qualcuno dice

di ritorno dal rumore del sole

 

il solo colore che conta ed esiste

l’ombra prima che nasca carezza.

 

 

99

 

Tu mi sei cara, così azzurra

e soffice quando sfiori il ramo,

ti piace l’albero, il suo svanire,

così come vedi il vento.

 

Tu mi sei cara e io ti rivedrò

stesa ancora qui, tra cento

vent’anni. Ma sarai un’altra,

sarai un’altra e più bella.

 

Sarai sempre tu, e il vento

lo stesso, e ancora quel ramo.

Tutte le cose care così, eterne,

restano indietro per sempre;

 

ma per sfiorare un ramo per vedere

il vento, molto tempo deve svanire.

(Come se tornasse con la chiarezza

dei cari volti amati, un vento un ramo

 

e una persona più bella, a vedere lì

quel giorno lontano, il nostro essere

stati per poco). Ma tu mi sei cara e io voglio

rivederti. Passeremo leggeri negli anni.

 

Non saremo più noi, questo è certo,

ci saranno altri noi più belli. Ma ti rivedrò

in quel vento, in quel ramo. È così

che funziona la terra.

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