Per Carteggi Inediti, due poesie di Lorenzo Fava tratte dalla raccolta inedita “Lei siete Voi” (Selezione: Marta Cutugno)
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Poeta
E’ già in ritardo sul passo,
conta sulle dita spellate l’accozzarsi degli accenti,
pensa che il poeta tenga sui palmi
un litro abbondante di drammi
appena disciolti, dice
che il tempo ha frontiere fiorite sulla calce
dei vincoli abbattuti,
sa che la parola è ferro,
è la palla pesante che picchia
muri, scadenze, limiti. La fioritura dei ciliegi
si vergogna al suo passaggio,
la sua identità non va indagata se percepita
in transito sul mare piatto o fra colli obliqui,
la poesia non ha padroni o intermediari,
appartiene a chi la pensa
come un muro appartiene a chi ci orina.
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A un centimetro dal fondo la velocità si rivela,
dall’alto non realizzi i tuoi trecento all’ora
tenuto a galla da un soffio di coraggio.
Sollevati soldato fai forza sulle dita
che appoggiandosi alle labbra della morte la zittirono,
sei unto con l’olio dei guerrieri di cui porti la ferita,
di cui porti la pupilla dilatata dallo sforzo della mira,
hai un grido, le montagne non ribattono,
si vestono a battaglia e vanno in guerra per quell’uno
che vinse un palmo a palmo col diavolo,
era ovunque, in ogni gola di montagna,
in ogni goccia di un oceano, in tutti gli occhi
e su tutte le labbra.
Vinse in un tempo in cui già sapeva
che l’alfabeto è un’armeria leggendaria,
avendo già attraversato prati assolati
e leccato via la polvere dal vento.
Fu questo, non altro, mi ripeto
ad avermi aperto il cuore e chiuso la lingua
in una morsa illuminata che stacca e vola
sulle frontiere crollate dei paesi.
Lorenzo Fava, nato ad Ancona il 12 giugno ‘94, vive a Macerata dove studia Lettere e collabora con Il Resto del Carlino e Seri editore. Sue poesie sono apparse su Poetarum Silva, Yawp, Arcipelago Itaca blo-mag e Carteggi Letterari. Ha un libro edito (Licenza di uccidere, Cinquemarzo 2017).
Come sempre detto, un verso che si forgia nel fuoco dell’umana esperienza, che si dibatte tra acuti violenti e teneri schianti nel dolore di affrontare il baratro quotidiano.
Un lavoro intenso riuscito sulla parola e la visione. Bravo