di Ilaria Grasso
Spesso di fronte ad una persona con disturbi mentali non sappiamo come rapportarci. I manuali psichiatrici contengono solo aride liste di sintomi che non ci dicono nulla perciò quando ad un nostro caro viene diagnosticata una patologia psichiatrica rimaniamo disorientati e la persona che ne è affetta ai nostri occhi appare aliena o come fosse sostituita da un’altra che pur avendo la medesima fisicità stentiamo a riconoscere. Ciò che accade ha spesso meccanismi molto simili al lutto. Mancano parole o immagini efficaci che possano ristabilire quel contatto che potrebbe essere molto utile alla ripresa delle condizioni. Questi versi preziosi di Michele de Virgilio ci aiutano e ci invitano ad avvicinarci ai meccanismi di funzionamento del cervello umano anche quando questo non risponde più come siamo abituati ad osservare. I versi partono da studi scientifici e si sviluppano con un linguaggio medico inconsueto nella Poesia per come ci siamo abituati a concepirla. Il fulmen in clausula scioglie la complessità dei nodi e ci troviamo in una condizione di prossemica emotiva ad alto potere rassicurante. Abbiamo ora più chiaro il quadro della situazione e possiamo immaginare strade e passi più solidi da compiere per il bene dei nostri cari magari cogliendo l’occasione per apprendere strumenti di vita in più per migliorare anche la nostra esistenza.
IL CERVELLO UMANO
Studi recenti affermano che
i canarini adulti smettono di cantare
in autunno e ricominciano
in primavera
perché
in autunno muoiono alcuni neuroni
dove i canarini conservano
le loro melodie.
E in primavera nascono
nuovi neuroni crescono
in quegli stessi punti. È il processo
detto della neurogenesi e dipende
esclusivamente dalle staminali
nel cervello.
Forse è per questo
che Paolo si zittisce
quando cadono le foglie
e il tavolo perisce.
Ma nuove note suoneranno
nuove note arriveranno
nella sua testa
e lesta sarà
la fantasia
per chi lo aspetta.
Da TUTTE LE LUCI ACCESE – Giuliano Ladolfi Editore