“I Puritani“ di Vincenzo Bellini: Incantevole Iniesta al Teatro Massimo di Palermo

di Marta Cutugno

Palermo. Quarto titolo della stagione d’opera e balletto 2018, “I Puritani” di Vincenzo Bellini sarà in cartellone fino al 19 aprile, un allestimento del Teatro Massimo in coproduzione con il Teatro Comunale di Bologna ed il Teatro Lirico di Cagliari. In occasione della messa in scena dell’ultimo dramma del Cigno, il Massimo di Palermo aderisce alle celebrazioni per i cinquant’anni dalla morte del M° Tullio Serafin promosse dall’Archivio Storico Serafin. Il grande direttore, presente sul podio del Massimo dal 1907 al 1962, diresse due edizioni de “I Puritani”, la prima nel 1955 e la seconda nel 1961 per la regia di Franco Zeffirelli e “La Stupenda” Joan Sutherland come Elvira.

ph © rosellina garbo 2018

L’opera ultima di Bellini trae ispirazione dal dramma storico “Têtes rondes et Cavaliers” di Jacques-François Ancelot e Joseph Xavier Boniface (in arte, Saintine) andato in scena a Parigi nel settembre 1833. Il melodramma – la cui prima rappresentazione avvenne il 24 gennaio 1835, esattamente otto mesi prima della morte del compositore che lo colse ancora trentaquattrenne – venne alla luce dall’aprile del 1834 al gennaio 1835, dopo la firma del contratto con il Théâtre Italien. Per Bellini questo fu il periodo della dolce vita parigina negli stessi ambienti colti ed intellettuali frequentati anche da Victor Hugo, Liszt, Chopin, Meyerbeer. I tre atti, scaturiti dalla penna del librettista Carlo Pepoli, raccontano dell’Inghilterra del XVII secolo e delle sanguinose lotte tra Puritani e Stuart. Nel dì delle nozze tra Sir Arturo Talbo, Cavaliere degli Stuart, ed Elvira, figlia di Lord Gualtiero Valton, il futuro sposo riconosce, nella prigioniera prossima al processo, Enrichetta di Francia, la vedova di Carlo I. Trascinato dal profondo senso di fedeltà e devozione, Arturo porta in salvo la Regina grazie al salvacondotto a lui fornito da Lord Gualtiero. Li sorprende Sir Riccardo che però non si oppone alla loro fuga, nella speranza di riavvicinarsi ad Elvira la quale, testimone dell’improvviso allontanamento dell’amato, perde il senno e resta in preda alle allucinazioni. Ma lo sciogliersi di ogni impedimento condurrà i due innamorati al lieto fine, alla conclusione dei conflitti ed al coronamento dell’amore.

La cura della regia, delle scene e dei costumi è affidata a Pierluigi Pier’Alli. In apertura, la bellica fila di armi schierate sul pavimento si scontra, in lontananza, con l’alba pacifica di un nuovo mattino, scoperta al ritrarsi laterale di un leggerissimo velo. Gli elementi scenici – in favore del disegno luci studiato da Bruno Ciulli – sono imponenti ed in unico blocco, tra questi vetrate, fortificazioni, e quattro grandi spade bianche con alla base una corona di alloro.
Il piano scenico è inclinato e suggerisce giusto slancio delle tre dimensioni e quel dinamismo non ugualmente riscontrato nella regia, caratterizzata sostanzialmente da scelte statiche ed orientate allo schieramento, in primo luogo, della massa corale. Molto curati i costumi che lasciano sposare un cromatismo solenne alla romantica morbidezza dei materiali. A tal proposito, di gradevole impatto è l’eleganza della prima apparizione di Elvira, segnata dal bellissimo accostamento tra il grigio e la carta da zucchero su strutture e tessuti.

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Nella recita di sabato 14 aprile, in scena, il secondo cast con l’incantevole Ruth Iniesta che ha eccellentemente debuttato nel ruolo di Elvira a seguito dell’indisposizione di Nadine Sierra e che in giugno sarà Corinna al Musikverein di Vienna insieme a Juan Diego Flórez ne Il viaggio a Reims di Gioacchino Rossini. Insignita nel 2015 del prestigioso “Premio Lírico Campoamor”, Ruth Iniesta può vantare incredibili doti sceniche, una totale partecipazione emotiva alla partitura ed una vocalità maestosa e limpida dagli acuti di cristallo. Ottima presenza scenica, Shalva Mukeria nei panni di Lord Arturo Talbo, cavaliero e partigiano degli Stuart, convince “in corso d’opera” raggiungendo momenti di buona intensità vocale ed interpretativa nei duetti del terzo atto. Non proprio convincente il Sir Riccardo Forth di Giorgio Caoduro che vacilla nei passaggi più agili. Ugo Guagliardo è un Sir Giorgio Valton dal temperamento tiepido. Canonica l’interpretazione di Roberto Lorenzi come Lord Gualtiero Valton. Completano il cast la brava e preparata Anna Pennisi (Enrichetta) e Antonello Ceron (Bruno).
Superlativa la direzione di Jader Bignamini, già direttore residente dell’Orchestra LaVerdi di Milano. Con lo sguardo e le intenzioni incollate alla scena, il M° Bignamini ha guidato l’ottima Orchestra del Teatro Massimo mediante cura minuziosa e brillante di ogni sfumatura, elevatissimo gusto nel trattamento delle dinamiche e gesto sicuro e prorompente, segni di profonda ed interiorizzata conoscenza della partitura. Nel ruolo impegnativo che l’opera belliniana richiede, il Coro del Teatro Massimo ha regalato una performance precisa ed estremamente sentita mantenendo altissima qualità da capo a fine per espressività ed omogeneità di suono.

ph © rosellina garbo 2018

Rosellina Garbo Photographer
www.rosellinagarbo.it

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