A Cagliari si rende omaggio al cinema di Carlos Saura

 

 

“Carlos Saura. Eclettico regista d’Aragona”. Continua a Cagliari la rassegna dedicata al regista spagnolo. La promuove l’Alambicco, associazione culturale, con la direzione artistica di Alessandro Macis e la direzione organizzativa di Patrizia Masala, il contributo della Regione Sardegna, la collaborazione de La macchina cinema (FICC) e la Fondazione Sardegna Film Commission. Dal 30 novembre, al centro di Produzione per lo spettacolo “Intrepidi Monelli”, in via Sant’Avendrace 100, è in corso l’iniziativa, prossimi appuntamenti 27 e 29 dicembre (per leggere il programma http://www.alambicco.org/). Una rassegna cinematografica con sedici film selezionati. tra i tanti della lunga carriera di Saura, e la presentazione di critici, docenti universitari e operatori culturali. Sarà comunicata presto, invece, la data della consegna del premio alla carriera allo stesso cineasta aragonese, con un concerto/omaggio diretto dal maestro Romeo Scaccia, un incontro con il pubblico e una Masterclass.

Appunti su tre film di Saura

Cría cuervos è un film del 1976 scritto e diretto da Carlos Saura, vincitore del Grand Prix Speciale della Giuria al 29º Festival di Cannes e candidato all’Oscar come miglior film straniero. In primo piano il tema della morte in relazione all’infanzia e un rapporto dialettico  tra immagine filmica  e fotografia. Immagine fissa e immagine in movimento tra memoria e rievocazione, sogno e ricordo, la canzone, il sogno, con i  volti come mondi da esplorare e paesaggi interiori bergmaniani e dalla forza pittorica. In Saura, l’infanzia è vista come terreno di rielaborazione creativa  rispetto alla banalità degli adulti (il machismo militare, le frasi convenzionali, l’anaffettività),nel segno del silenzio, lambendo l’indicibile. Memoria e segreti, dolore e rievocazione, facendo coesistere passato e presente, con Geraldine Chaplin in due ruoli: la madre e la protagonista da adulta, in una significativa identificazione tra le due personalità.

Elisa, vida mía è un film del 1977, sempre scritto e diretto da Carlos Saura. Fu presentato in concorso al 30º Festival di Cannes, dove Fernando Rey vinse il premio per la migliore interpretazione maschile. Si tratta dell’undicesimo lungometraggio del regista spagnolo.

In un gioco di specchi tra padre e figlia, interpretati da Rey e da Geraldine Chaplin, si conferma il rapporto dialettico che investe musica scrittura fotografia primi e primissimi piani e macchina da presa, in un clima sospeso fra sogno realtà rielaborazione creativa e ricerca interiore. La scrittura crea e ricrea la vita e anche il cinema racconta la vita che si vive, quella che si poteva vivere e quella che si potrebbe vivere. Film sulla morte e l’esistenza tra ricordi illusioni sconfitte e rielaborazioni della scrittura e di se stessi.
Non esiste una linearità narrativa nel cinema di Saura ma una combinazione di realismo fantasia irrealtà realtà sogno memoria passione vita in una continuità tra eventi accaduti, sognati, ricordati, inventati e rielaborati, senza nette distinzioni. Appare intima la relazione tra note musicali e linguaggio filmico. L’architettura  è complessa e ricca di elementi e stratificazioni, con l’ambizione di riprodurre la complessità dei processi mentali e sentimentali ed emozionali che animano l’essere umano.

Mamà compie 100 anni è un film di Carlos Saura del 1979. Fu nominato all’Oscar per il miglior film straniero ed è il suo tredicesimo lungometraggio.

Con toni più lievi e divertenti, in una forma e in linguaggio filmico che coinvolge e inquieta, Saura allestisce una messinscena teatrale e cinematografica, al tempo stesso, dove si racconta un presente di speculazioni e di avidità e un passato polveroso, in mezzo al disastro delle relazioni familiari, a fenomeni paranormali, cattiverie e crudeltà (la commedia umana), l’Icaro illogico di Fernando, sogni e immagini di passione, miserie umane e dolori, cattiverie e inganni. Il vento, i monti sullo sfondo, l’ambiente desertico e pieno di trappole sono personaggi del racconto ed è fortemente simbolica la sequenza di Anna (ancora Geraldine Chaplin) che dialoga nella grotta con la voce della centenaria: simbolo dell’inconscio, del surreale, dell’irrazionale nel cinema spagnolo e di Saura. Miserie umane raccontate in modo surreale, mentre spiccano gli occhi autentici di Anna, pieni di lacrime e di amore per Antonio, nonostante tutto, e di fedeltà alla centenaria, in opposizione alle numerose vipere presenti in famiglia. La divisa franchista ricorre come emblema della vecchia Spagna, violenta e irrazionale, in un momento di transizione politica.

 

 

 

Marco Olivieri

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