Catalunya – Al Voto!

Come scrive Euronews,

In Catalogna i partiti schierano i loro big per le elezioni. Nel caso di ERC e PDeCat, i loro leader, rispettivamente Junqueras e Puigdemont, sono in carcere il primo e in Belgio il secondo. La loro assenza si è fatta sentire e si farà sentire al momento del voto. Puigdemont non pare propenso al colpo di scena, ossia a tornare a Barcellona prima del 21 dicembre, fatto che avrebbe potuto sancire la vittoria indipendentista per il clamore mediatico che avrebbe provocato.

Carles Puigdemont. Foto: ACN.

Non essendoci i leader maschi indipendentisti, ERC è guidato al momento da Marta Rovira (nella foto in evidenza con Junqueras) e Junts per Catalunya (coalizione guidata dal PDeCat) da Clara Posantì. La presenza delle donne in queste elezioni è notevole, e non solo nel campo indipendentista dove la CUP, Candidatura popolare, lista di estrema sinistra femminista, si proclama ancora per l’indipendenza dalla Spagna.

Le elezioni in Catalogna del 21 dicembre potrebbero avere portata europea se vincessero gli indipendentisti. I sondaggi li danno testa a testa con gli unionisti. Sicuramente, due mesi fa, la proclamazione della repubblica di Catalogna, seguita a stretto giro dagli arresti di metà dei ministri catalani e dalla fuga in Belgio di Puigdemont e dell’altra metà dei ministri, ha tolto entusiasmo a molti catalani e dato l’idea che gli indipendentisti avessero fatto il passo più lungo della gamba. E in effetti, come hanno ammesso, non si aspettavano una risposta così repressiva da parte del governo centrale e della magistratura spagnola, e sono rimasti spiazzati. Ora i nodi vengono al pettine, per entrambi i fronti. Se vincono gli indipendentisti, Puigdemont chiederà a Rajoy di trattare, e questi non potrà più rifiutarsi. Se vincono gli unionisti, c’è il rischio che il problema dell’indipendenza o dell’autonomia catalana venga rimosso, ma non risolto. La società catalana è spaccata in due.

E’ probabile peraltro che nessuno dei due fronti avrà la maggioranza assoluta e in quel caso sarà la lista di Podemos affiliata alla sindaca di Barcellona a fare l’ago della bilancia: si tratta di una formazione di estrema sinistra che è divisa al suo interno sulla “questione indipendenza”, per quanto ufficialmente sia contraria; tuttavia è favorevole a un referendum sull’indipendenza concordato con la Spagna che abbia esito legale, come quello scozzese. Lo scenario è moto incerto.

Tra gli unionisti la lista Ciudadanos sarà nettamente la prima, forte di una giovane e bella leader – non nascondo che credo che l’immagine di Ines Arrimadas conti molto nel successo di questa lista.

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Tra gli unionisti, il secondo partito è quello socialista, e il terzo è quello popolare di Rajoy, che sarà penalizzato dalla politica repressiva spagnola.

A pesare sul voto, come spiega Il Sole 24 ore, c’è anche l’aspetto economico. Negli ultimi due mesi si è verificato un grave calo del turismo a Barcellona e la fuga di molte imprese. Di chi la colpa? Dall’azzardata proclamazione unilaterale di indipendenza da parte del Parlamento catalano o della repressione di Rajoy e del commissariamento spagnolo? Anche in base a queste considerazioni gli indecisi faranno pendere l’ago della bilancia da una parte o dall’altra.

Oggi Euronews pubblica un interessante articolo riassuntivo sui principali partiti presenti alle elezioni.

Intanto, in Corsica, il fronte autonomista ha stravinto il ballottaggio, e ora chiederà a Parigi maggiore autonomia e riconoscimento della lingua corsa.

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