Pillole di poesia: versi inediti di Ilaria Grasso

di Alfredo Nicotra 

In occasione della prossima Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne – 25 novembre – Alfredo Nicotra presenta e commenta  versi inediti di Ilaria Grasso.

Cosa si ripeterà nei secoli in questi brevi versi è la domanda che si porrà il lettore, davanti la simbologia di questa poesia dalla forma tacitamente tradizionale. Allora dovrà chiederlo a quella parte di sé rimasta in ombra, celata in quella caverna metaforica che l’autrice elegge a fulcro del proprio componimento. Ilaria Grasso sublima in uno stile semplice ma allo stesso tempo metaforico, con frasi assertive e impersonali, quanto assolute, uno degli atti più inquietanti, e perturbanti, su cui sembra forse fondata la comunità umana; l’atto primordiale che viene assunto (in un cortocircuito tra natura e cultura) agli albori della storia dell’uomo: lo stupro. Uno stupro ancestrale. Il primo, secondo l’autrice, di una serie infinita come la cattiva infinità che da esso si promana. Da cui si generano violenza e sottomissione. Che una parte dell’umanità si porta dentro come un nero segreto che fatica a venire alla luce, sepolto e impronunciabile. Tracciando così con poche e nette linee, proprio come in una pittura rupestre, l’origine di quella radice di male e di colpa che l’uomo si trascina. In questa quartina, nei cui versi sembrano essersi nascosti anche gli endecasillabi e i settenari, il senso che si spiega dalle metafore ci raggiunge però facilmente. La caverna è insieme un luogo fisico e il luogo dell’intimità della donna percorso in un climax doloroso da suoni di urla e di sfinimento, fino a un silenzio irredimibile. Resta ai singoli lettori il coraggio di scegliere se quella litania che fa da epilogo al testo è la flebile voce di una sorda irrimediabile accettazione. O l’eco di tamburi che risveglino alla lotta.

 

Piange la caverna un pianto
Singhiozzo è l’eco che si ascolta
Poi dopo l’urlo un silenzio straziante che gronda
È un inferno che si ripete, si ripete, si ripete.

Immagine di copertina : In den kraller, Alfred Kubin

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