InVersi Fotografici: Sirkka Liisa Konttinen Vs Philip Larkin

L’InVerso fotografico di oggi mostra i contrasti delle case che sorgono appena un po’ più la, dietro le strade trafficate dei negozi, un po’ più avanti lungo i viali residenziali delle periferie, dove si addentra solo chi  ci vive. Nessuno fa il biglietto fino a quella fermata se non per andare a trovare un amico o un parente. Sono i non luoghi dove si nasce, si dorme e si muore. Tutto ciò che accade nel frattempo è la vita.

Il poeta Philip Larkin (Coventry, 9 agosto 1922 – Londra, 2 dicembre 1985) dopo aver studiato letteratura inglese al St John’s College di Oxford, si guadagnò da vivere come bibliotecario prima alla biblioteca pubblica di Wellington nello Shropshire, poi all’University College di Leicester e, infine, alla University of Hull, dove rimase fino alla morte. Non cerca alcuna metafora per rappresentare la realtà. Larkin è l’anti-eroe di una società proiettata verso l’ascesa sociale che se ne sta comodamente seduto sul marciapiede a guardare la gente passare.

*

Motivi di presenza

La voce della tromba, sonora e autoritaria,
mi attrae un momento verso il vetro illuminato
a vederli ballare – tutti sotto i venticinque – ,
muoversi intenti, guancia accaldata contro guancia,
solennemente al pulsare della felicità.

O così immagino, sentendo il fumo e il sudore.
Quella meravigliosa sensazione di ragazze. Perché stare qua fuori?
Ma allora, perché entrare? Il sesso, sì, ma cosa
è il sesso? Indubbiamente, credere che la porzione
più grossa di felicità tocca alle coppie –

giudizio inaccurato, a mio parere.
Io sento il richiamo di un’alta campana dall’aspra lingua
(l’arte, se preferite) il cui suono individuale
insiste che anch’io sono individuale.
Parla; io sento; anche altri potrebbero sentirla,

ma non per me, né io per loro; lo stesso
vale per la felicità. Perciò resto qua fuori,
credendo una cosa; loro si agitano avanti e indietro
credendone un’altra; e ne siamo convinti entrambi,
se non abbiamo sbagliato a giudicarci. O mentito.

*

Sirkka-Liisa Konttinen (nata nel 1948 a Kouvola ) è una fotografa finlandese che ha lavorato in Gran Bretagna dagli anni ’60. Gran parte della sua ricerca si è svolta nel Nord Est dell’Inghilterra, dal 1969 al 1981, ed è raccolta nel libro Byker  di cui una serie di fotografie attualmente fanno parte della mostra Tate Modern Living Cities. Lavora sia come fotografo che regista, è un membro fondatore della Amber Film & Photography Collective, con sede a Newcastle dal 1969. 

Girl on a Spacehopper (Byker) 1971, printed 2012 Sirkka-Liisa Konttinen born 1948 Presented by the artist 2015 http://www.tate.org.uk/art/work/P20433
Girl on a Spacehopper (Byker) 1971, printed 2012 Sirkka-Liisa Konttinen

 

E dopo che hai attraversato la tua mente intera, ciò
che vedi è più chiaro di una bolla di carico.
Nient’altro tu devi mai pensare
che esista.
E qual è il vantaggio? Solo che, col tempo,
noi intravediamo l’impronta cieca
che tutti i nostri atti contengono, la riportiamo a casa.
Ma confessare,
in quella verde sera in cui comincia la nostra morte,
cosa essa era, non è davvero abbastanza,
perché si è impressa su un uomo solo, una sola volta,
e quell’uomo muore.

*

La serie Byker 1969-81 documenta le strade, gli edifici e soprattutto gli abitanti di Byker, una comunità operaia del nord-est dell’Inghilterra, situata nei pressi del sito industriale sul fiume Tyne. In questo libro la fotografa “testimoniava la sua intima incarnazione nella località”; emblematica La ragazza su uno Spacehopper (Byker) che ritrae una bambina in una strada urbana, a mezz’aria su una palla da hippo, con indosso un’abito delegante e i capelli che svolazzanti. L’immagine apparentemente spensierata acuisce il contrasto con lo squallore del quartiere, documento nel resto della serie.

Dogs Hairdressing, Shields Road (Byker) 1981, printed 2014 Sirkka-Liisa Konttinen born 1948 Purchased 2015 http://www.tate.org.uk/art/work/P81247
Dogs Hairdressing, Shields Road (Byker) 1981, printed 2014 Sirkka-Liisa Konttinen

Il successivo progetto di Konttinen è stato uno studio sulle ragazze che frequentano le scuole di danza nel North Shields, le loro madri e le scuole stesse. Il libro Step by Step è frutto di questa ricerca e ha influenzato le riprese del fim Billy Elliot.

*

La casa è così triste

La casa è così triste. Se ne sta
come l’hanno lasciata, ordinata
per l’agio degli ultimi ad andarsene
come per riconquistarli. Invece,
priva di qualcuno a cui piacere,
appassisce, non avendo cuore
di dimenticare il furto e di voltarsi
verso com’era all’inizio, un’occhiata
gioiosa a come le cose
avrebbero potuto essere, speranze
a lungo disattese. Potete
vedere com’era. Guardate
i quadri e le posate. Gli spartiti
sullo sgabello del piano. Quel vaso.

 

young Daisy, sirkka liisa konttinen
young Daisy, sirkka liisa konttinen

Sia questo il verso

Mamma e papà ti rovinano la vita.
Non vorrebbero, magari, ma lo fanno.
Prima ti riempiono dei difetti che hanno loro,
poi ne inventano altri, per te solo.

Ma loro stessi sono stati rovinati
da imbecilli con cappotti e cappelli fuori moda
che passavano metà del tempo a far moine
e l’altra metà cercando di strozzarsi.

L’infelicità passa di mano in mano.
Sempre più a fondo, come una scogliera.
Tu togliti dai piedi appena puoi,
e non mettere al mondo dei bambini.

*

Fili

I grandi pascoli hanno recinti elettrici
perché le bestie vecchie stanno buone,
ma i manzi giovani fiutano sempre acqua più pura
da qualche parte altrove. Ciò che sta oltre i fili

li manda a massacrarsi contro i fili,
contro la scossa che gli strappa i muscoli.
I manzi giovani invecchiano da quel giorno
barriere elettriche ai loro sensi immensi.

 

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Le nozze di Pentecoste

Quella Pentecoste ero partito in ritardo:
soltanto verso
l’una e venti di quel sabato di sole
il mio treno, vuoto per tre quarti, si era mosso,
i finestrini giù, i cuscini caldi, ogni sensazione
di aver fretta spenta. Andammo
costeggiando il retro delle case, traversammo una strada
piena di parabrezza accecanti, annusammo il molo
dei pescatori, poi
il fiume cominciò ad allargarsi,
dove il cielo e il Lincolnshire e l’acqua si ritrovano.

L’intero pomeriggio, nel caldo intenso che sonnecchiava
per miglia all’interno,
facemmo una lenta, singhiozzante curva verso sud.
Corsero via le grandi fattorie, le ombre corte del bestiame,
le scorie chimiche e le schiume nei canali;
brillò solitaria una serra: siepi affondarono
e affiorarono di nuovo; qua e là un odore d’erba
prendeva il posto del tanfo della carrozza ferroviaria,
finché la città dopo, nuova e indifferente,
si annunciava con ettari d’auto rottamate.

All’inizio non notai il rumore
che facevano i matrimoni
a ogni sosta in stazione: il sole uccide
l’interesse per ciò che accade nell’ombra,
e le grida e gli schiamazzi che venivano dalle banchine
pensai fossero i facchini coi loro sacchi della posta.
Avevo continuato a leggere. Una volta partiti, però,
ce le trovammo di fronte, sogghignanti e impomatate, ragazze
che copiavano la moda, con tacchi e veli,
tutte in posa, guardandoci passare,

come, alla fine di qualcosa,
si saluta con la mano
ciò che è sopravvissuto. Colpito, mi affacciai
più svelto, alla stazione dopo, più curioso,
e vidi la stessa cosa in forma differente:
i padri con cinture larghe sotto i vestiti
e fronti rugose; madri chiassose e grasse;
uno zio che urlava oscenità; e poi le permanenti fatte in casa,
i guanti di nylon ed i gioielli finti,
e le tinte limone, malva, ocra che

facevano risaltare le ragazze in mezzo agli altri.
Sì, dai caffè,
dalle sale per banchetti, dai saloni degli alberghi
addobbati a festa, la stagione delle nozze
stava arrivando alla fine. Lungo tutta la linea ferroviaria
giovani coppie salivano a bordo, mentre gli altri restavano in gruppo;
si lanciarono gli ultimi coriandoli e gli ultimi consigli,
e, mentre ci muovevamo, ogni viso sembrava imitare
quello che vedeva andando via: i bambini col broncio
per qualcosa che non capivano; i padri che non avevano mai conosciuto

un successo così grande e farsesco;
le donne che condividevano
il loro segreto come un lieto funerale;
mentre le ragazze, stringendo forte le borse, contemplavano
la ferita consacrata. Finalmente liberi,
e carichi di tutto ciò che esse avevano visto,
ci affrettammo verso Londra, tra fiotti di vapore.
Ora i campi erano terreni edificabili, i pioppi stampavano
lunghe ombre sopra grandi strade, e per
circa cinquanta minuti, che bastarono appena

per sistemare i cappelli e dire
«Tra un po’ morivo….»,
una dozzina di matrimoni prese il largo.
Guardavano il paesaggio, seduti fianco a fianco
– un teatro passò, una torre di raffreddamento,
giocatori di cricket che lanciavano la palla – e nessuno
fece più caso agli altri, che non avrebbe più incontrato,
o a come le loro vite avrebbero tutte contenuto quest’ora.
Pensai a Londra allungata nel sole,
i suoi distretti postali come cubi di frumento:

lì eravamo diretti. E mentre correvamo attraverso
i lucidi nodi dei binari,
sorpassando i vagoni in sosta, muri neri di muffa
ci vennero incontro, ed era quasi finita, questa fragile
coincidenza di viaggio; e ciò che racchiudeva in sé
era ormai pronto per essere perduto, con tutta la forza
che può dare l’essere cambiati. Rallentammo ancora,
e mentre i freni mordevano fu come sentir crescere
la coscienza di un crollo, come uno sciame di frecce
lanciato fuori vista, che da qualche parte diventava pioggia.

 

 

Living Room Wall of Sidney Aubrey (Byker) 1975, printed 2014 Sirkka-Liisa Konttinen born 1948 Purchased 2015 http://www.tate.org.uk/art/work/P81258
Living Room Wall of Sidney Aubrey (Byker) 1975, printed 2014 Sirkka-Liisa Konttinen

 

Continuare a vivere

Continuare a vivere – cioè ripetere
un’abitudine che serve a procacciarsi il necessario –
vuol dire quasi sempre perdere, o far senza.
…..Dipende.

Questa perdita d’interesse, capelli, e iniziativa
ah, se il gioco fosse poker, sì,
uno potrebbe scartarli, e fare full!
…..Invece è scacchi.

E una volta che hai percorso la lunghezza della tua mente, ciò
su cui hai il controllo è chiaro come una bolla di carico:
nient’altro, per te, devi pensare che
esista.

E qual è il vantaggio? Soltanto che, col tempo,
ci sembra di riconoscere la cieca impronta
dei nostri modi di fare, ne vediamo l’origine.
…..Ma confessare,

nella verde sera in cui comincia la nostra morte,
soltanto ciò che fu, non può bastare,
perché riguarda un solo uomo alla volta,
…..e quell’uomo muore.

 

Kids with Collected Junk Near Byker Bridge (Byker) 1971, printed 2012 Sirkka-Liisa Konttinen born 1948 Presented by the artist 2015 http://www.tate.org.uk/art/work/P20432
Kids with Collected Junk Near Byker Bridge (Byker) 1971, printed 2012 Sirkka-Liisa Konttinen

 

Finestre alte

Quando vedo una coppia di ragazzi
e penso che lui se la scopa e che lei
prende la pillola o si mette il diaframma,
so che questo è il paradiso

che ogni vecchio ha sognato per tutta la vita –
legami e gesti messi da parte
come una mietitrebbia arrugginita,
e ogni giovane che va giù per lo scivolo

di una felicità senza fine. Chissà
se qualcuno osservandomi, quarant’anni fa,
ha pensato: Quella sarà la vita;
non più Dio, non più sudore e paura la notte

per l’inferno e per tutto il resto, non più
il dovere di nascondere quello che pensi del prete.
Lui e quelli come lui tutti giù per lo scivolo
come maledetti uccelli liberi. E all’improvviso

non una parola viene, ma il pensiero di finestre alte:
il vetro che assorbe il sole,
e, al di là, l’aria azzurra e profonda, che non mostra
nulla, che non è da nessuna parte, che non ha fine.

 

Making-up in Mason Street (Byker) 1971, printed 2012 Sirkka-Liisa Konttinen born 1948 Purchased 2015 http://www.tate.org.uk/art/work/P81242
Making-up in Mason Street (Byker) 1971, printed 2012 Sirkka-Liisa Konttinen

 

Mr Bleaney

«Questa era la sua stanza. C’è rimasto
mentre lavorava ai Bodies, finché
non l’hanno trasferito». Di una spanna
le tende pendono sotto il davanzale,

alla finestra della terra sporca
di erbacce e di immondizia. «Si era preso
cura del mio giardino così bene».
Il letto, una sedia, i sessanta watt,

nessun appendiabiti né spazio
per libri o bagagli. «La prendo». E mi ritrovo
a sdraiarmi dove si sdraiava lui, a spegnere
i mozziconi nello stesso posacenere, e provo

a soffocare con tappi per le orecchie
il ronzio della radio che lui
l’aveva convinta a comprare. So
le sue abitudini, gli orari, le salse

che preferiva, il vizio del gioco –
anche di più: la gente di Frinton
da cui passava le vacanze estive,
ed il natale da sua sorella a Stoke.

Ma se stesse a guardare il vento gelido
scarmigliare le nuvole, sul vecchio materasso
a dirsi che in fondo era a casa, a fare
finta di niente, senza liberarsi

del timore che il modo in cui viviamo
ci misuri, che non avere, alla sua età,
altro che una scatola in affitto
assicuri che non seguirà niente di meglio, non lo so.

 

Jean Barron with Parents (Byker) 1980, printed 2012 Sirkka-Liisa Konttinen born 1948 Purchased 2015 http://www.tate.org.uk/art/work/P81244
Jean Barron with Parents (Byker) 1980, printed 2012 Sirkka-Liisa Konttinen

 

Parlare a letto

Niente dovrebbe essere più facile
di parlare a letto, è una consuetudine
antica stare lì sdraiati insieme,
l’immagine di due persone reciprocamente oneste.

Eppure sempre più tempo passa in silenzio.
Fuori, l’ansioso agitarsi del vento
raggruppa e disperde nuvole in cielo,

e affollano città scure l’orizzonte.
A nessuna di queste cose importa di noi.
Niente ci mostra perché da questa
insuperabile distanza dalla solitudine

sia invece sempre più difficile trovare
parole, per una volta, vere e gentili,
o almeno non false e non meschine.

 

Young Couple in a Backyard (Byker) 1975, printed 2012 Sirkka-Liisa Konttinen born 1948 Purchased 2015 http://www.tate.org.uk/art/work/P81243
Young Couple in a Backyard (Byker) 1975, printed 2012 Sirkka-Liisa Konttinen

 

 

Tre anni di fotografie della spiaggia tra Seaham e Hartlepool hanno portato alla serie “Coal Coast”. La Konttinen è poi tornata a Byker e ha fotografato i suoi nuovi residenti in colore. 

The Coal Coast, Dawdon, evening 11 September 2001 (2003)
The Coal Coast, Dawdon, evening 11 September 2001 (2003)

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