Il colore nascosto delle cose

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Il cinema di Silvio Soldini esplora le pieghe dell’animo umano e si nutre di dettagli, particolari, sfumature amorose ed esistenziali. Il suo ultimo film, “Il colore nascosto delle cose”, presentato fuori concorso alla Mostra del Cinema di Venezia, conferma quest’attenzione alle sottigliezze e alle note più trascurate nelle relazioni, in mezzo al frastuono del vivere e all’anonima vita nelle metropoli. Lui e la sceneggiatrice Doriana Leondeff, all’ottavo film insieme e qui in collaborazione con Davide Lantieri, firmano una sceneggiatura che indaga sul confronto/scontro tra una non vedente, l’osteopata Emma (Valeria Golino, che ritrova Soldini dopo “Le acrobate”), e il pubblicitario e tombeur de femmes Teo (Adriano Giannini).

Sin da “Un’anima divisa in due” (1993), nel cinema dell’autore milanese, l’incontro con il cosiddetto “diverso”, con chi è anomalo rispetto al consueto, provoca cambiamenti e innesta narrazioni aperte a una svolta in opposizione a vite grigie e rassegnate. Sia nella commedia (“Pane e tulipani”), sia nel dramma (“Brucio nel vento”), il regista e la sceneggiatrice Leondeff esplorano il non detto e il possibile, nelle reti sociali dei rapporti umani, quando l’inatteso scompagina le carte del destino.

Già regista (con Giorgio Garini) del documentario “Per altri occhi – Avventure quotidiane di un manipolo di ciechi” (2013), Soldini inserisce nella storia i meccanismi della commedia, di una commedia aperta alla problematicità del vivere, per rendere il tema della cecità lontano dal pietismo. L’impegno di Valeria Golino nel trasmettere l’universo dei non vedenti, tra sensibilità e ferite interiori, è apprezzabile e il resto del cast, da Giannini ad Arianna Scommegna, Laura Adriani e Anna Ferzetti, con camei di Giuseppe Cederna e Roberto De Francesco, risponde bene alle sollecitazioni di una regia e di una scrittura in equilibrio fra sentimenti e dolori.

Nel segno di momenti comici, che stemperano quelli drammatici, e di una leggerezza di fondo non a discapito degli stimoli alla riflessione, “Il colore nascosto delle cose” vive di felici intuizioni anche se il personaggio di Teo avrebbe meritato un maggiore approfondimento psicologico, non solo legato alle sue radici familiari, e la messa in scena cinematografica avrebbe richiesto qualche lampo creativo o d’innovazione in più. Fotografia di Matteo Cocco e musiche di Gianluigi Carlone privilegiano immagini e suoni delicati, in linea con il tocco di Soldini. Il risultato finale è gradevole anche se Soldini non rischia fino in fondo e non osa.

Marco Olivieri

Dalla rubrica Visioni del settimanale 109press, 14 settembre 2017.

Immagini tratte dalla pagina Facebook del film.

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