FLASHES E DEDICHE -42 – LE STRETTOIE DI MARCO GIOVENALE

Arcipelago Itaca è una casa editrice marchigiana che sta pubblicando un’ottima produzione poetica, ad esempio Giovanna Frene e Manuel Cohen, ed ora ha nelle  collane dirette da Danilo Mandolini, l’ultimo lavoro di Marco Giovenale. Fare un flash su “Strettoie” è arduo. Sintetizzare un’opera dove il linguaggio crea linguaggio che supera il concetto di sperimentazione e oltrepassa anche i concetti di modalità poetica visiva non è possibile. La parola in Giovenale si muove per scatti e spostamenti. Non concede tregua al lettore anzi lo stringe proprio in una strettoia mentale,  obbligandolo a immaginare e concludere l’azione scrittoria che è parte del segno grafico di Giovenale. Vedo molti collegamenti e una continuità con altri lavori, con Shelter in particolare, che fanno della ricerca  in fieri, un in progress che non si condensa in polvere e carta ma che rendono il percorso creativo e di studio sempre più interessante con opera di montaggio, regia e messa in scena di ogni testo, come un  micro racconto autonomo. Giovenalestrettoie_c scrive, trascrive, inscrive e fa esplodere fuori dall’architettura della scrittura, tutta la sua capacità di osservazione che sta fuori da ogni luogo (ir)reale o circoscritto in spazi (il)letterari.

 

 

 

Cadranno dal tetto, saranno senza impalcature.
Non è sicuro, potrebbero salvarsi. Facciamogli una foto.
Sull’affresco o sull’arazzo?
Cosa?
Dico il giro dei delfini.
Quelli, araldici cocciuti, quelli. Diario di quando va bene.
Quando va male non la raccontano.
I preti dopo spruzzano un po’ d’acqua,
se ne vanno col vino.

 

 

bloccato dalla finanza
through the grapevines
(graveyards) trova il trou il truc du
monde non è mestieri
si taglia con la corda/ si lega per la lama
passa il lungarno alla carraia, torna a scuola, a biologia si deve sempre
tornare: a scuola, alla biologia / alfa per alfa/ occhio per
(nostalgia?)

 

giovenale

 

Che drénino, no?, che frénino
le dichiarazioni rese in atti,
il rumore delle chiavi in corridoio,
la magnificenza dell’albergo, suoi strombi,
il piccione Fàtic, e i tanti fiorini cacacéline,
fluorini fiorenti che vuoi che non lèggano
il carloemilio, vuoi?
Idem, in corridoio («io, io», senti dire).
«O voi,» – e «oblate, oblate», anche, senti.

Post menstruum sinus, semen,
birra nel parchetto, ore 6.

Iterate, iterate. Ite – rhizo – ite, figlie,
et sore, et frati

 

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