FLASHES E DEDICHE – 62 – L’IMPOSSIBILE ESTINZIONE

Di Gabriela Fantato ho sempre apprezzato il suo stare a bordo dell’acqua, senza far elevare l’Io prepotente e narciso di certi/e poeti/e, poetrici, poetessi/e. Il suo scivolare nei versi ed una produzione di primo piano (un esempio su tutti la sua presenza in “Nuovi poeti italiani” per Einaudi)  la pongono tra le penne più importanti degli ultimi anni senza alcun dubbio. Ho finalmente riletto per intero il suo “L’estinzione del lupo” (Empiria 2012). Il leitmotiv dominante è una “generazione” sullo sfondo di una Milano viva nei ricordi e nella quotidianità imperante. Non vi è nello stile una ricerca di straniamento letterario usando luoghi e persone. La Fantato racconta, usa la Storia per una storia. Una sorta di poemetto a basso continuo scritto con una fluidità di dettato impressionante e un uso della transitività verbale particolare e affascinante. L’estinzione del lupo non è imminente, sopravvive, ci sopravvive, si sopravvive…fantato1

 

Qualcuno nuovo entrava nel palazzo,
c’era chi veniva via dopo poco,
uno si fermava lì
– non partirà mai più,
lo sapevo, come chi ha fretta
dentro i giorni senza fiato.
Si restava lì – uniti e nudi,
senza saperlo,
come me che tenevo gli angeli
dipinti sopra il letto
e davanti solo un cassettone
di fatica.
Poi molti sono finiti male,
una fine che a volte prende
all’improvviso.

 

 

Al primo piano da una finestra
incastrata tra le altre
la signora Anna vedeva il nostro
sciogliere le reti,
intrecciare logica e spavento
nella furia delle stanze,
dentro le pagine bianche
in cui tenevo stretta la mia fuga
come un’estate venuta troppo presto.
Mi dicevi inventiamo il mondo
nella lirica del pane, nel rosso del sangue
– facciamolo ora,
come se fosse tutto vero, come se

 

 

Ma c’è anche questa…bellissima…

 

È stato come per gioco quell’estate,
un prendersi dei corpi
sulla branda, sopra i libri di Balzac,
dentro l’anno che fuggiva
scalzo più di noi
È stato veloce, senza dirsi
cosa fare di un gelo nella gola.

Dopo è venuta la paura,
la corsa in ospedale-un battito,
maternità dentro la pelle.
Il bambino non nato,
non saputo che nell’ombra.
Destino impossibile di gioia
tra me e te,
ancora stretto tra capitale e lavoro,
coi tuoi Grundrisse
mandati a memoria.

Quello, solo quello è stato
l’attimo intero
e non lo sapevamo.

fantato

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