FLASHES E DEDICHE – 61 – TRA IL VUOTO E IL FUOCO DI DAVIDE VALECCHI

Nei resti del fuoco di Davide Valecchi (Arcipelago Itaca 2017)  è lavoro decisamente interessante. Se dovessimo cercare una keyword questa sarebbe sicuramente “vuoto”. Ma il lavoro di scavo dell’autore non prende una direzione di soggettività o di lirismo anzi, sceglie un luogo preciso per il linguaggio. Il luogo è proprio quel vuoto, un posto alla fine irreale al contrario del concetto montaliano. Il vuoto si riempie, si contrasta, quel vuoto brucia perché colmo paradossalmente di un’altra non-sostanza : il fuoco. Un fuoco che lascia tracce, tracce materiali che emergono in particolare nell’ultima splendida sezione “La casa non finita”. Valecchi de- e ri- costruisce architetture, con un lavoro poetico maturo e sensibile, non cadendo nelle trappole pseudoesistenziali che il vuoto lascia lungo il cammino di scrittura.valecchi1

 

 

 

È stato ieri, quando ero un altro,

che lo spazio bianco in mezzo ai rami

valeva come un trionfo del vuoto:

 

il cambiamento odierno invece

riempie le mani di un velo minerale,

una nebulosa di nomi da soffiare via

e dimenticare, in quest’ordine.

 

 

 

La parte principale del ferro
resta nel terreno
in preda all’atmosfera
e il lavoro di approssimazione
finisce con la resa.

 

Noi ci trasformeremo
secondo percorsi analoghi
lasciando tracce sempre più deboli
dentro stagioni semplificate
dove il bisogno di nominare qualcosa
che ci assomigli alla fine cadrà
e con gli spazi rimasti
non avremo più nulla a che fare. valecchi2

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