Chi è vittima?

Israele, l’ora della vendetta.

Territori occupati? No, territori contesi. No, territori nostri. Giudea e Samaria. Punto. Così ragiona la destra messianica ebraica al potere in Israele.

Il punto è che nessuno le si oppone.

L’ONU? L’ONU ha fatto uno sgarbo a Israele? Ha votato contro nuove colonie nella West Bank, la Cisgiordania. Cosa c’è di strano? Nulla, dato che per il diritto internazionale i territori occupati non fanno parte di Israele. Quello che conta è l’astensione Usa? Sì, certo è una novità, un segnale che ha voluto dare Obama prima di lasciare la presidenza. Avrà un significato storico, come precedente, più che altro. Ma nessuna conseguenza pratica.

Cosa ci dice allora questo voto dell’ONU?

Che Israele è sempre più sola, sempre più ghetto che gli ebrei hanno deciso di costruire per loro stessi. Un ghetto in continua espansione, in modo da conquistare tutti i territori storici di Israele. E per ultima, la spianata delle moschee, che sorge dove una volta c’era il Tempio.

Israele è sola. Ma nessuno osa andargli contro. La risoluzione ONU sarà soltanto l’ennesima che Israele non rispetta. Senza nessuna conseguenza. Anzi, dovranno stare attenti gli stati che l’hanno votata. Rischiano l’ira di Israele. I loro capi politici saranno trattati come antisemiti da Israele e dai vari gruppi filosionisti sparsi nel mondo.

Ma, speriamo nella pace. Pace tra Israele e Palestina, e magari uno stato ai palestinesi. Pace. Che senso ha parlare di pace? C’è uno stato, Israele, e un popolo senza stato, i palestinesi, che vive per lo più sotto occupazione militare israeliana. Che pace ci può mai essere? L’unica pace possibile è se finisce l’occupazione militare e si permette ai palestinesi di autodeterminarsi, ossia essere nazione.

Ma l’occupazione non sta finendo, è forte più che mai. E non si chiama nemmeno più occupazione. Non esiste occupazione, non esistono territori palestinesi occupati, per Israele, e per gran parte del mondo. Ma i politici parlano di pace, invocano la pace tra Israele e Palestina. In che modo? Non è dato sapere. Parlano del diritto di Israele di esistere: ma entro quali confini? Il diritto ad esistere di Israele è garantito dal diritto internazionale entro i suoi confini del 1967. Ma Israele è già ben oltre quei confini. E non ha diritto di esistere oltre quei confini. Poi i politici parlano di uno stato palestinese. Dove? Dove dovrebbe esistere tale stato? Nei territori palestinesi, ovvio. Cioè quelli occupati militarmente e continuamente colonizzati da Israele. E che Israele vuole continuare a colonizzare, e lo farà, poiché l’ONU non osa porre in atto nessuna misura economica, politica o militare contro Israele.

Quindi, è tutta una presa in giro. Non ci può essere nessuna pace tra lo stato di Israele e il popolo palestinese sotto occupazione, se non si pone fine all’occupazione. Parlare di pace senza parlare di fine dell’occupazione è una presa in giro. Sta finendo l’occupazione? No, al contrario da decenni è diventata colonizzazione, che non si ferma mai. Quindi, che senso ha parlare di pace e di stato palestinese se non si ferma l’occupazione e la creazione di nuove colonie? L’unico senso è la presa in giro dei palestinesi. Parlare di pace è una copertura per non opporsi all’occupazione israeliana. Parlare di stato palestinese da creare accanto a quello ebraico è una copertura per non opporsi alla costruzione di nuove colonie israeliane in quello che dovrebbe essere lo stato palestinese.

Sono tutte solo chiacchiere. E presa in giro per i palestinesi. Ma il bello è che leggendo le news gli arrabbiati non sono i palestinesi, popolo oppresso e senza voce, costretto a subire. Gli arrabbiati sono gli israeliani, a partire dal loro presidente, che vogliono fare i loro crimini come le carneficine periodiche a Gaza, la pulizia etnica dell’area di Gerusalemme, il mantenimento dell’occupazione militare, la colonizzazione di terra palestinese, senza che nessuno osi aprire bocca e criticarli. Secondo gli ebrei sionisti, Israele, stato ebraico, è lo stato degli ebrei, il popolo vittima della Shoah. A quel popolo si addicono solo i torti subiti, mai quelli fatti, il popolo di Israele è il popolo delle vittime eterne, cui è consentito fare tutto essendo sempre e solo vittima, anche quando fa crimini contro l’umanità. O meglio, nel pensiero sionista, il popolo ebraico per definizione non può fare crimini, chi sostiene che lo stato ebraico (e quindi il popolo ebraico, come altro chiamare il popolo di uno stato autoproclamatosi ebraico?) commette crimini è antisemita, è lui il criminale. Israele può essere solo vittima. E reagisce come vittima. Convoca a Natale gli ambasciatori degli stati che all’ONU hanno votato contro la costruzione delle nuove colonie, li ammonisce. Le vittime ammoniscono i loro carnefici, aguzzini, kapò, i nuovi potenziali nazisti pronti a colpire Israele. Ci vuole un segnale forte. Non basta fare quel che si vuole, Israele non si accontenta di non rispettare la risoluzione ONU e di godere dell’impunità. Deve dimostrare che è nel giusto, che è vittima, e che altri sono gli aguzzini. E tutti a chinare la testa davanti alla vittima sacrificale. Ecco fatto.

E da domani tutti a riparlare di pace tra israeliani e palestinesi, senza fermare l’occupazione, e di creazione di uno stato palestinese, forse sulla Luna. I palestinesi non esistono, non possono essere vittime, le uniche vittime legittime sono soltanto quelle del popolo ebraico israeliano.

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