Destra e Sinistra, n. 3

A proposito del referendum di riforma della Costituzione.

Il referendum si pone come obiettivo avere una maggioranza parlamentare stabile ossia garantire la governabilità (e, molto secondariamente, ridurre i parlamentari e i costi della politica). Chi vi si oppone vede un pericolo autoritario, uno sbilanciamento dei poteri, una dittatura della maggioranza di tocquevilliana memoria (e, molto secondariamente, una confusione relativa alle funzioni del nuovo Senato).

La governabilità è di destra.

La democrazia è di sinistra.

La governabilità senza democrazia è la dittatura.

La democrazia senza governabilità è la paralisi.

Quest’ultimo scenario riguarda molti stati moderni. Per ovviare alla paralisi dovuta alla mancanza di una reale maggioranza – o al conflitto, presente spesso negli Usa, dovuto al fatto che un presidente governa con un Congresso la cui maggioranza gli è contraria – si ricorre ai governi di larghe intese (in Italia chiamati “ribaltoni”), o alle maggioranze trasversali. Questo crea un falso bipolarismo, se non un falso multipolarismo, perché coalizioni presentatesi come avversarie si trovano di fatto a governare insieme o a costruire di volta in volta maggioranze trasversali (come avviene negli Usa, dove un repubblicano vota per provvedimenti presi da un democratico e viceversa). In Italia, negli ultimi anni, il Parlamento ha avuto problemi a trovare una maggioranza di governo e una maggioranza in grado di votare il presidente della Repubblica. Senza contare che dalla fondazione della Repubblica, anno 1946, un governo in media dura circa un anno: ben lontano dai 5 previsti dalla legislatura.

Il bipolarismo è di destra, perché restringe gli ambiti di scelta.

Il multipolarismo è di sinistra perché allarga la possibilità di scelta.

Il bipolarismo unito a una legge elettorale maggioritaria secca garantisce l’alternanza di governo, la governabilità, ma provoca la ricerca dei voti “di centro”, e tende a modellare due partiti rivolti al centro, ossia sempre più simili (si vedano il PD e il PR americani, o il partito laburista e conservatore inglesi).

Il multipolarismo garantisce una migliore rappresentanza democratica ma, se non è sostenuto da una legge elettorale univoca in senso maggioritario, o da una legge proporzionale con sbarramento che garantisca coalizioni stabili, provoca la mancanza di una solida maggioranza, perciò governi di larghe intese o maggioranze trasversali, e tende quindi a modellare coalizioni sempre meno identificabili e perciò sempre più simili.

In entrambi i casi, si vede il deficit di democrazia reale che ha caratterizzato tutto il Novecento e sta caratterizzando il Duemila.

Il referendum cerca di ovviare a quest’ultimo scenario. Gli strumenti che vuole mettere in atto sono funzionali? La riforma ha un testo chiaro, di univoca applicazione? Gli strumenti che adotta garantiscono il raggiungimento dell’obiettivo “governabilità”? E se sì, garantiscono che non si passi dalla paralisi dovuta alla “troppa democrazia” alla mancanza di tutele per le minoranze (la maggioranza di governo, nello scenario della nuova Costituzione, elaborerebbe una Carta dei diritti delle minoranze…?!) dovuta alla “poca democrazia”?

A me riesce difficile rispondere sì a questi quesiti.

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