Tommaso

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Presentato fuori concorso alla Mostra del Cinema di Venezia, “Tommaso” è il secondo film come regista di Kim Rossi Stuart dopo l’esordio con “Anche Libero va bene”. Un esordio convincente, datato 2006, seguito a distanza da un progetto con il quale l’attore – pure protagonista e sceneggiatore con Federico Starnone, compagno di scrittura anche nel precedente lavoro – mette in gioco se stesso, raccontando nello stesso tempo in chiave universale il desiderio maschile e le fragilità di un uomo paralizzato dalle proprie nevrosi.

Descrivendo l’ossessione per il corpo femminile di Tommaso, attore e regista in crisi esistenziale e incapace di instaurare una relazione stabile e matura con una donna, Rossi Stuart alterna elementi da commedia, accenti grotteschi o sopra le righe, riflessioni e variazioni oniriche. In primo piano l’eros interruptus di un essere fragile, mentre questo mondo di corpi femminili e sogni castranti o disturbanti invadono la psiche del protagonista.

Il risultato è gradevole, tra momenti efficaci e qualche passo meno solido degli sceneggiatori, che avrebbero dovuto indagare più in profondità. Certo, i modelli cinematografici e letterari, come riferimento nel racconto di quel magma mortifero che soffoca l’io e la sessualità, sono talmente tanti, in primis Fellini e il suo mondo onirico, che il film in diverse occasioni rischia il disastro. Nel caso dei sogni finali, non si può non pensare al cinema dei maestri, compreso Bergman.

 

Tuttavia, pur non avvicinandosi alle vette felliniane, e non sempre rivelando originalità e rigore, “Tommaso” ha una sua grazia, tra alti e bassi. Camilla Diana, Cristiana Capotondi, Jasmine Trinca, Dagmar Lassander (che incarna la ferita dell’abbandono come madre), Serra Yilmaz  (l’agente rassegnata alle bizze distruttive dell’attore) e Renato Scarpa (improbabile uomo che ascolta, senza essere un terapeuta) popolano questa storia, a tratti quasi morettiana, di una caduta e di una possibile ripresa, partendo da stessi e dalle proprie ferite.

Non è un film innovativo, “Tommaso”, e non mancano le banalizzazioni, ma un sentimento autentico lo attraversa.

            Marco Olivieri

Una parte della recensione è stata pubblicata su 109press del 29 settembre 2016, rubrica Visioni.

Immagini tratte dalla pagina Facebook del film.

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