Le altre lingue: Belgio – Henry Bauchau

Ottavo capitolo della rubrica “Le altre lingue” dedicata al Belgio. Il poeta selezionato da Gabriele Belletti è Henry Bauchau. Buona lettura.


Henry Bauchau (8)

(Malines, 1913 – Louveciennes, 2012)

Poeta, drammaturgo, romanziere e psicanalista belga. Le due guerre mondiali hanno marcato profondamente la sua biografia e i suoi scritti. Nel 1914, all’età di soli diciotto mesi, vede la città in cui vive assieme ai nonni, Louvain, incendiata dai tedeschi, mentre nei primi anni Quaranta fonda il Service des volontaires du travail pour la Wallonie e partecipa alla Resistenza. Solo dopo l’avvicinamento alla psicanalisi si dedica alla poesia e la sua prima raccolta, Géologie, pubblicata nel 1958 presso Gallimard, riceve il Premio Max Jacob. Tra il 1952 e il 1973 insegna e dirige a Gstaad, in Svizzera, l’Istituto femminile Montesano ed entra in relazione con diversi intellettuali, tra i quali Eugène Ionesco, Philippe Jaccottet e Francis Ponge. Trasferitosi in Francia, solo negli anni Novanta ottiene la sua consacrazione come autore con l’uscita di alcuni romanzi, quali Œdipe sur la route (1990), Diotime et les lions (1991) e Antigone (1997), tutti presso Actes Sud, casa editrice che, nel 2009, pubblica anche la sua intera opera poetica.


Henry Bauchau – due poesie
Traduzione di Gabriele Belletti

1.

Nous ne sommes pas séparés

Nous ne sommes pas séparés de la Terre par la
——————————————————————-———-[construction
d’un tombeau
ni par un chant de pierres d’églises, ni par voie de
contemplation
mais perdus, tout entiers perdus dans le grand paysage
avec ses arbres, ses champs et cette incompréhensible
lumière
Sur le bord de la route où l’ombre est rare et l’amour
incertain
nous ne sommes pas séparés de la vie au milieu des
buissons et des choses communes.

*

Noi non siamo divisi

Noi non siamo divisi dalla Terra con la costruzione
di una tomba
né con un canto di pietre di chiese, né tramite
contemplazione
ma perduti, perduti tutti interi nel grande paesaggio
coi suoi alberi, i suoi campi e questa incomprensibile
luce
Sui bordi della strada dove l’ombra è rara e l’amore
incerto
noi non siamo divisi dalla vita al centro dei
cespugli e delle cose comuni.


LA DEMEURE

Le temps, qui fut la haute et spacieuse demeure
la maison blanche entre les bras du vert profond
la porte ouverte sur les prés entre les branches
livrant la perspective immense de pensée,
le temps, qui fut si vaste et tremblant, rétrécit.
Le temps est mesuré, écoute, il est plus tard
il est déjà plus tard que l’arbre ne le sait.
L’âge n’est plus d’errer dans la maison des jours
il faut vous dire adieu, chambres que l’ombre habite
sèves qui soupirez aux parquets du sommeil.
Adieu aux jours passés à songer aux fenêtres
dans la maison du temps où murissaient des pommes.

*

LA DIMORA

Il tempo, che fu l’alta e spaziosa dimora
la casa bianca tra le braccia del verde profondo
la porta aperta sui prati tra i rami
che consegna la prospettiva immensa di pensiero,
il tempo, che fu così vasto e tremante, si restringe.
Il tempo è misurato, ascolta, è più tardi
è già più tardi di quanto l’albero sappia.
L’età non è più d’errare nella casa dei giorni
bisogna dirvi addio, camere che l’ombra abita
linfe che sospirate ai pavimenti del sonno.
Addio ai giorni passati a pensare alle finestre
nella casa del tempo dove maturavano le mele.

[da L’escalier bleu, “La scala blu”, Paris, Gallimard, 1964]


In copertina: Henry Bauchau (Foto tratta dal sito Fonds Henry Bauchau).

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