Il bacio di Nina

Ad agosto Carteggi Letterari si prende una pausa e sospende la programmazione ordinaria. Riproporremo post apparsi nel secondo anno di attività. La riflessione di Natalia Castaldi sui gesti di protesta pacifici (pubblicato il 19 marzo 2015).


 di natàlia castaldi

Apprendo tramite vari articoli che viralmente si stanno diffondendo sui social media in questi giorni, che la giovane Nina De Chiffre, che potete vedere chiaramente immortalata ad icona nella seconda foto firmata da Marco Bertorello nel riquadro postato qui sopra, è stata denunciata dal Coisip, il sindacato della polizia, per il bacio dato sulla visiera del casco di un poliziotto, nel corso della manifestazione No-Tav del 16 novembre 2013. Le motivazioni espresse a giustificazione di tale denuncia e alla gravosa accusa di oltraggio al pudore e violenza sessuale – (sic!) –, si basano sulla presunta volontà di provocare e deridere il ruolo del poliziotto nell’esecuzione del suo pubblico ufficio; motivazione e volontà che pare siano state espresse dalla stessa giovane Nina attraverso una dichiarazione pubblica scritta sul suo profilo facebook.

Che l’intento fosse quello di deridere non appare dichiaratamente dall’immagine che qui possiamo osservare e che al contrario ci richiama alla memoria  l’ancora più famosa foto di Marc Riboud che ritrae una donna nell’atto di offrire un fiore a un plotone di soldati armati dinanzi al Pentagono nel 1967, durante una manifestazione pacifista contro la Guerra in Vietnam. Detta immagine, da allora icona e simbolo di pacifismo e protesta non-violenta, rappresenta l’arte dell’umano che eleva e sovrasta con delicatezza e amore ogni istinto bestiale e disumanizzante, rivendicando libertà di pensiero e espressione attraverso l’educazione all’estetica del bello.

Ora, che l’intento profondo della De Chiffre fosse intimamente pacifico o denigratorio, questo non lo sapremo sinceramente mai, perché un’esternazione pubblica su un social può essere mossa da istinto o anche dalla necessità di mostrarsi più forte o strafottente di quanto non si sia; soprattutto allorquando detta esternazione pare far seguito come giustificazione alle colorite accuse di compiacimento nell’atto di baciare il poliziotto mosse (da coetanei e non, compagni di lotta e non), nei confronti della giovane Nina, sempre attraverso lo stesso social network; trasformando quindi quel gesto in un boomerang di arretratezza e grettezza culturale di atavica natura misogina e maschilista.

Ma comunque stiano le cose, nulla può negare che lo scatto del bacio di Nina, di Marco Bertorello, si possa ascrivere a pieno titolo tra le icone ormai consacrate di protesta e provocazione all’estetica del bello, della purezza e della fratellanza. Indipendentemente dai fatti, la fotografia di per sé resta effigie di bellezza condivisa nell’espressione dei volti del polizziotto e della ragazza, testimoniando un’epifania di negligenza all’insegna dell’amore.

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