Trilogia dello zero, Antonio Bux. Note di lettura

Ad agosto Carteggi Letterari si prende una pausa e sospende la programmazione ordinaria. Riproporremo post apparsi nel secondo anno di attività. Daniela Pericone ci presenta la “Trilogia dello zero” di Antonio Bux (pubblicato il 24 gennaio 2015).


copertina Bux Trilogia dello zero

di Daniela Pericone

Antonio Bux, Trilogia dello zero, Marco Saya Edizioni 2012

È quasi un tracciato in codice Trilogia dello zero (Marco Saya Edizioni, 2012) di Antonio Bux, un libro ponderoso e complesso nei cui labirinti poetici si potrebbe rischiare di perdersi se non si fosse scientemente guidati dalla pertinace consapevolezza espressiva dell’autore, dalla sua esigenza di neutralizzare l’incombenza del vuoto attraverso la successione, l’accumulo, l’incastro di parole in una struttura che è appunto la sua forma di resistenza al vuoto, al nulla, allo zero, quello che Ghérasim Luca definisce “la cifra del buco assoluto”. Tre raccolte in una per arginare l’abisso delle nostre esistenze, dove davvero si percepisce la valenza salvifica della nominazione e i registri variano dalle astrazioni del linguaggio matematico alle punte liriche di una tradizione poetica assorbita e metabolizzata. Forse in questa scrittura prevale una certa ridondanza di teorizzazioni o un eccesso di concettismo, ma anche tali aspetti si rivelano funzionali alla costruzione, predisponendo peraltro ad accogliere la distensione di versi di più palese investimento emotivo. E in perfetto equilibrio tra istanza razionale e affettiva, tre versi si schiudono come una luce improvvisa a indicare quello che potrebbe essere il nucleo di senso originario, il fine sotteso all’intero lavoro poetico:

[…]
Forse allora bisogna costruirlo il vuoto
dargli un nome, una forma e un amore
affinché possa apparire e andarsene per sempre.


                                                     a Raffaele

Un nome chiama un corpo solo
che non risponde alla presenza

nella domanda della materia:
sarà mai struttura perfetta la vita

senza l’eccesso carico dei millenni?
Questo ricordo che condanna a svelarsi

-la risposta ingannevole della riscoperta –
che dopo la segretezza d’una sagoma

vuota intorno ai secoli rimane niente
ma solo la mutezza fisica dei segni

che dividono l’io dal mondo
e il mondo dal profondo.

(da La simmetria dei nomi, in Trilogia dello zero)


CHIMICA DELLA NEVROSI

Quando gli occhi si arrampicano
muovono la lenta massa del giorno
come lucertole elettriche sui muri,

e disegna un profilo l’assenza di adesso,
sbraita contro il nulla la voce rinchiusa,
ritornano i muri a circondare il cervello,

si elude da sé e di per sé s’illude la notte,
in una sagoma d’ombra un gesto si conclude,
al netto di un sogno si deforma e s’arresta.

(da Le ore nuove (Memorie dal giorno dopo), in Trilogia dello zero)


Lo zero è una condotta minima, l’apertura
del cerchio, un’atmosfera di luce confinata
tra le sospensioni del nero; è una richiesta
inoltrata al vuoto, una postilla data al silenzio,
e dunque uno zero è la moltiplicazione umana
la radice degli eventi, l’albero di ogni perdita:
una voce scomposta in rumori, una sottrazione
dove gli addendi ombrano il risultato, la somma
dell’azione, dell’origine senza più un movimento.

(da Raices de zero, in Trilogia dello zero)

Antonio Bux (Foggia, 1982). Vive tra la Spagna e l’Italia. Suoi lavori sono inseriti in numerose antologie, tra cui Poeti della lontananza (a cura di Sonia Caporossi e Antonella Pierangeli), Marco Saya Edizioni, Milano, 2014, oltre che in diverse riviste e lit-blog. Recensioni sui suoi libri sono apparse sulle pagine culturali dei maggiori quotidiani nazionali, come Corriere della sera e L’Unità. Ha pubblicato i libri di poesia Disgrafie (Poesie 2000-2007), Edizioni Oèdipus, Salerno-Milano, 2013; Trilogia dello zero, Marco Saya Edizioni, Milano, 2012; Turritopsis, Di Felice Edizioni, Martinsicuro, 2014; 23 – fragmentos de alguien (libro scritto direttamente in spagnolo, edizione bilingue) Ediciones Ruinas Circulares, Buenos Aires, 2014; Sistemi di disordine quotidiano, Achille e la tartaruga edizioni, Torino, 2015. Collabora con diversi editori e scrive per alcune pagine culturali sul web. Dal 2012 gestisce il blog Disgrafie(antoniobux.wordpress.com).

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