La seconda primavera di Francesco Calogero

Ad agosto Carteggi Letterari si prende una pausa e sospende la programmazione ordinaria. Riproporremo post apparsi nel secondo anno di attività. Marco Olivieri parla del regista Francesco Calogero (pubblicato il 22 gennaio 2015).


Ė una simbolica “Seconda primavera”. Un momento di nuova apertura alla vita. Il regista messinese Francesco Calogero, autore di film raffinati e introspettivi come “La gentilezza del tocco” e “Nessuno”, quattordici anni dopo “Metronotte”, ha presentato il suo sesto lungometraggio, domenica 18 gennaio, al 26esimo Trieste Film Festival, nel segno del cinema dell’Europa centro-orientale. Diviso in capitoli, nell’arco di quattro stagioni, per raccontare le evoluzioni interiori dell’architetto cinquantenne Andrea (Claudio Botosso), tra sentimenti e sfumature esistenziali, fino a una delicata rinascita, “Seconda primavera” è in concorso per il Premio “Corso Salani” (quinta edizione della sezione dedicata al regista e attore italiano). In ballo un contributo per la distribuzione nazionale e internazionale nelle sale. Si tratta di un’operazione a basso budget e al cento per cento siciliana: dall’apporto della Sicilia Film Commission e dell’assessorato regionale a Turismo, Sport e Spettacolo alle riprese nel territorio messinese (con una scena a Catania), fino al sostegno di forze locali e alla collaborazione con numerose istituzioni a Messina: dall’Università alla Provincia, al Museo regionale e al Teatro Vittorio Emanuele. Il tutto senza dimenticare la società di produzione messinese “Polittico srl”, creata nel 2013 da Francesco Calogero e Mia Arfuso, che rende omaggio nel nome ad Antonello da Messina e al suo Polittico di San Gregorio.

Con Botosso (già interprete per registi come Fellini, Bellocchio, Avati e Lucchetti), Desiréee Noferini, Anita Kravos (“Alza la testa”, “La grande bellezza”), Hedy Krissane, Gianluca Cesale (presenza costante nella compagnia Scimone-Sframeli) e la catanese Tiziana Lodato (“L’uomo delle stelle”), sono molti gli attori messinesi: Nino Frassica (in una partecipazione straordinaria), Angelo Campolo, Antonio Alveario (“La mafia uccide solo d’estate”), Monia Alfieri, Livio Bisignano, e, ancora, Giovanni Boncoddo, Roberto Gigante, Giulia Giordano, Vivina Guerra, Antonio Lo Presti, Vittoria Micalizzi, Lucilla Mininno, Alberto Molonia, Annibale Pavone, Maria Pia Rizzo, Barbara Silva, Giada Vadalà e i piccoli Mattia Bonaventura e Gregorio Puleo.

Sottolinea Francesco Calogero, autore anche del soggetto e della sceneggiatura: “In un momento economico particolarmente difficile, abbiamo puntato sulla forza delle idee, avviando una collaborazione virtuosa con tutti quei soggetti, pubblici e privati, interessati a partecipare alla realizzazione del film perché consapevoli delle ricadute positive per il territorio. Abbiamo deciso di ripartire i compensi in maniera uguale, prevedendo una compartecipazione agli utili, e di puntare, in linea con gli obiettivi della Film Commission, alla valorizzazione delle maestranze locali. Con la società di produzione Polittico – spiega il regista – intendiamo scavare nel patrimonio messinese alla ricerca di storie la cui portata feconda si riveli nel confronto con altre culture. Una vetrina internazionale, come quella di Trieste, rappresenta un significativo lancio per il mio film e un’occasione per rivivere, tra le pieghe, ciò che caratterizza la realtà messinese: dal caos sonoro di un traffico opprimente, al quale si oppone lo spazio incontaminato di un giardino curatissimo, in una villa di Acqualadroni che riveste una funzione centrale nella narrazione, al tema del ponte, al dissesto idrogeologico e alla depressione economica e culturale di una città in crisi d’identità. Si tratta di rimandi sottili e non troppo evidenti, frutto della lezione di Hitchcock, che invitava a dare risalto sempre ai luoghi simbolici di un territorio trasformati in set. In ogni caso, il mio racconto per immagini rimane poetico e intimista”.

Non a caso, nel film – con direttore della fotografia Giulio Pietromarchi, Mirco Garrone al montaggio, Sandro Di Stefano autore delle musiche originali, Antonio Virgilio scenografo e Antonella Zito costumista – si evoca un capolavoro come “La donna che visse due volte” di Hitchcock e “ci si interroga su quanto si possa intervenire per dare una direzione alla propria esistenza”, aggiunge con passione Calogero, autore pure del documentario “L’implacabile tenente Rossi” per i Diari della Sacher di Nanni Moretti. In particolare, prima di girare nel settembre 2013, il regista ha studiato la complessità dei processi che si celano dietro la realizzazione di un giardino, elemento decisivo in “Seconda primavera”. “Il trascorrere delle stagioni – precisa Calogero – rappresenta non solo un modo di leggere e attraversare la vita ma anche un’occasione per suggerire come possa essere mutevole la nostra capacità di interpretare la realtà, spesso contraddittoria e soggetta al fato”. Un’interpretazione dell’arte creativa e dell’esistenza in coerenza con la visione di un regista che si è sempre ispirato a numi tutelari (come Pessoa) della letteratura e della poesia, senza dimenticare il cinema francese.

Marco Olivieri

 

Dal settimanale “Centonove” del 15 gennaio 2015.

 

Nella fotografia di Paolo Galletta, dal film, Claudio Botosso e Desiréee Noferini.

 

 

 

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