di Daniela Pericone
Caravaggio, Amore vincitore, 1601-1602 (Berlino, Staatliche Museen)
Amore vincitore è uno dei dipinti più riusciti e ammirati di Caravaggio. Commissionato dal marchese Vincenzo Gustiniani, questi gli assegna un ruolo di privilegio nella sua collezione, tanto da tenerlo coperto con un telo di seta verde prima di mostrarlo agli ospiti per accentuarne lo stupore alla visione (come riferisce il biografo e pittore tedesco Joachim von Sandrart).
L’opera interpreta in senso innovativo un soggetto classico ed è ispirata al verso 69 dell’Egloga X di Virgilio:
Omnia vincit Amor et nos cedamus amori
Sullo sfondo nero si staglia, illuminata dall’alto, la figura di un giovane Cupido nudo e ridente, con le ali scure aperte e in mano due frecce, l’una di colore rosso emblema dell’amore ricambiato e l’altra nera dell’amore respinto.
È la felice rappresentazione dell’Amore che trionfa su tutto, sulle arti e sulle armi, su ogni espressione dell’intelletto o ambizione umana, che sia la musica o la letteratura, la geometria o l’astronomia, la gloria o il potere. Tutte simbolizzate da una serie di oggetti disposti intorno in ordine sparso, precisi riferimenti agli interessi culturali e ai successi mondani di Giustiniani, dagli strumenti musicali (un liuto e un violino fuori uso) allo spartito su cui campeggia la lettera iniziale V (Victor/Vincenzo, a rendere plausibile che lo stesso Giustiniani sia l’autore della composizione), dal manoscritto e la penna agli arnesi del computo geometrico (squadra e compasso), dal globo stellato alla corona d’alloro, dall’armatura allo scettro.
Ma l’irresistibile attrattiva che suscita l’opera è soprattutto nella vitalistica raffigurazione di Amore, nell’espressione irridente e giocosa del giovane dio, che affida l’affermazione della sua vittoria su ogni altro sentimento o impresa umana alla verità naturale del corpo nudo, alla contagiosa leggerezza di una risata.
Caravaggio, Amore vincitore, particolare, 1601-1602 (Berlino, Staatliche Museen)
All’opera vengono dedicate varie composizioni musicali e poetiche, tra cui un distico elegiaco in latino di Marzio Milesi e tre madrigali di Gaspare Murtola.
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L’Amore. Pittura del Caravaggio
Non guardar, non guardare
In queste tele Amore,
Che incenderatti il core,
Che benché sia dipinto
Pure ha seco gli strali
Amorosi, e mortali,
E quei colori suoi freschi, e vivaci
Non sono altro, che faci.
Per lo medesimo.
Come pingere Amore
Saggio Pittor potesti
Se mai non lo vedesti?
Come il foco, e lo strale
Gli hai dato, e ambedue l’ale?
Forse l’imago sua, forse l’ardore
Dal mio bel Sole havesti, o dal mio Core?
Per lo medesimo.
Non è cieco, né nudo
Amor come il dipingi,
Non Pittor come il fingi.
Come è cieco se vede
Per quelle del mio Sole ardenti, e belle
Lucidissime stelle?
Come nudo da te fia, che s’adore
Se gli è fascia il mio Core?
(Gaspare Murtola, Madrigali 468-470, in Rime, Venezia, Meglietti 1604)