IL SILENZIO (di Ambra Stancampiano)

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(nella foto: Ambra Stancampiano)

[Propongo un racconto di Ambra Stancampiano, giovane scrittrice messinese, “un racconto scritto quasi di getto in merito all’iniziativa #nonpossiamostarezitti di Minuti Contati, il giorno dopo gli attentati di Parigi”, come segna il sito della Scuola Holden di Torino, dove si trovano altri racconti e un’ampia nota autobiografica –  Enrico De Lea]

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Io vorrei dirvelo quello che provo, ma le parole giuste non ce le ho. Le conosco le vostre parole, e sono complicate. Voi siete più semplici da capire della vostra lingua, che può essere morbida oppure molto violenta. Io voi Italiani vi ho capiti, ma voi non capite me; non mi capite perché sono straniero, e in fondo non mi volete conoscere. Non mi volete capire perché avete bisogno di credere che siamo diversi. Vi serve un nemico, e quel nemico oggi sono io.
Vi nascondete dietro un muro di parole difficili e sfumature. Un muro di nebbia.

La nebbia si è alzata proprio stasera per la prima volta, questo Autunno. Stavo andando al bar del quartiere – il nostro quartiere, con le insegne in tante lingue diverse – quando l’ho vista staccarsi dal fiume e salire verso il cielo. Non mi abituerò mai alla nebbia, da dove vengo io non c’è, però mi piace: è freschissima quando la respiri, e avvolge tutto come nelle fiabe. Le ascoltavo di nascosto quando ero bambino, le fiabe, e adesso le racconto a mia figlia; lei vorrebbe diventare una principessa e trovare l’amore, io invece spero che qui possa studiare e diventare una persona felice.

Riflettendo sulla nebbia ho fatto tardi; imprecherei, se non fossi un buon musulmano. La partita sarà già cominciata, i ragazzi mi stanno aspettando. Sarò l’unico stasera a tifare per la Francia, e anche se quegli undici campioni non sanno neanche che esisto, io sento che hanno bisogno di me.

Sono di nuovo nella nebbia, ma ora è tutto diverso; adesso la nebbia attutisce il dolore, mi consola col suo silenzio. C’è una fiaba che mi piace molto, parla di un grande re addormentato su un’isola che si chiama Avalon; la nebbia lo protegge.
Da cosa può proteggerti la nebbia? Dalla vista di ciò che hai davanti? Dai rumori che non vuoi sentire?
La nebbia che ha i contorni di un sogno, nasconde la strada di questo incubo. Attutisce i miei passi frettolosi verso casa. Rimanda i rumori distorti di centinaia di televisori accesi tutti sul telegiornale. Li sento ma non li ascolto, li trasformo in una fiaba bella come quelle che racconto a mia figlia, per consolarla quando piange e mi racconta che a scuola i suoi compagni le dicono che noi musulmani siamo cattivi. Cerco di raccontarmi la stessa fiaba, mentre mi chiedo che cosa penserebbe di noi quel re.

Le bombe le abbiamo sentite dalla tv. La partita era iniziata da poco, l’hanno interrotta i telegiornali. Qualcuno ha rovesciato il suo tè, qualcuno piangeva. Le facce di tutti erano pallide e tese, una domanda è rimasta sospesa nell’aria: Che cosa facciamo?
Ci ha risposto il silenzio, ci siamo risposti: Silenzio.

L’unico rumore per la strada adesso è quello dei miei passi. Stanotte il mio quartiere sembra morto. La nebbia avvolge tutto, come una coperta. So che domani mi sveglierò e il mondo sarà diverso, sarà arrabbiato. Come farò a spiegarlo a mia figlia? Vi invidio, voi che avete così tante parole. Spero che lei le impari tutte, che riesca a dar voce a tutti i suoi sentimenti.
So che avete una musica che si chiama “Il Silenzio”. La usate per salutare i vostri morti. Forse, per spiegare come mi sento, posso affidarmi a lei.

AMBRA STANCAMPIANO

 

 

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