FLASHES E DEDICHE (a cura di Giulio Maffii)- 9. FRANCESCO ALFARANO

FRANCESCO ALFARANO E L’ANCORA AZZURRA

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La rete, la rete. Tra delusioni egoesplosioni e tanta roba inutile, si ha la fortuna di rimanere impigliati tra le corde di una poesia tesa, nervosa e fluente. Una poesia come “stream”. Potente e imagica. Alfarano è una voce-non voce, che cerca una mappa del tesoro, una mappa walkottiana, territorio e aria, il palpabile e l’imprendibile niente, da cui escono frammenti che si riuniscono in una lirica a delta, tante possibilità e soluzioni; una bella scrittura che spero possa preludere ad un sostanzioso atlante poetico in divenire. Lo attendiamo appoggiati ad un’ancora azzurra.

me lo ricordo di quando perdemmo l’autobus

e camminammo per tutta la notte

e quando trovammo una mappa del tesoro su un’ancora azzurra

e ci imbarcammo per cercare l’isola dei vent’anni

per vent’anni

lasciando i vecchi giochi sul balcone a diventare cose

e quando inciampai su un polso di morto nascosto fra le zolle

e qualcuno mi disse

che anche le primavere diventano viola

e si spaccano come fioroni

e l’uomo del bar non poteva saperlo

che sarebbe morto ridendo con una sigaretta in mano

in una controra di cani gialli

e festivalbar sparati a palla dalla finestra accanto

ma gli occhi gli luccicarono come fari

e quando qualcuno si ammutinò

per una figlia da chiamare Itaca

e lo seguimmo col cannocchiale fino all’orizzonte incarnito

e quando venne una ragazza vestita di foglie

e disse che l’amore non è dialogo ma incanto

non comunicazione

ma contemplazione

e vive di silenzi

e andò via

in silenzio

nella nebbia

e nella nebbia di quell’isola

tra le leggende di sveglie e coccodrilli

riconoscemmo l’infanzia

ma era Spugna l’unico ad essere rimasto bambino

con la faccia rossa e gli occhiali spessi

rispondeva con gentilezza

e si sedeva a guardare le farfalle

io non so

se quest’anno seduto al bar con una sigaretta fra le dita

stia aspettando una sconosciuta che lasci cadere un fiore

o gatti da inseguire

fino a un giardino segreto

dietro il take away

pieno di teatri in legno maciullato e fenicotteri d’oro

girandole

e case a forma di baobab

io non so

questo giorno

paroliere senza storia

gondoliere annoiato

giocatore di briscola

con una canottiera stesa ad asciugare

e solo l’afa

ma me lo ricordo di quando perdemmo l’autobus

e camminammo per tutta la notte

e quando trovammo una mappa del tesoro su un’ancora azzurra

la vita è una palla magica

nelle mani di un bambino che mi chiama signorealfarano

 

 

 

 

 

 

 

Francesco Alfarano nasce a Bari il 20/10/1987. Studente fuoricorso di medicina, nonché incallito perdigiorno, nel 2008 partecipa all’antologia collettiva “LiberaMente”, curata da Liù Bosisio per la Buffoni Maledetti Editore. Nel 2010 invece pubblica “Albeggia ma non ce ne frega un cazzo”, con l’editore Arduino Sacco.

 

foto Giulio Maffii

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