Le narrazioni (a cura di Daniele Greco) – Luciano Pagano, “Beati i puri”, Musicaos, 2016

Una lettura di Beati i puri (Musicaos editore, 2016), il terzo romanzo di Luciano Pagano

beati i puri

Andrea Bellomo è un attore e regista teatrale salentino con la passione divorante per un mestiere che lo rende incompreso e ostinato collezionista di insuccessi e fallimenti artistici. Quando decide di abbandonare Lecce per dirigersi a Roma dove vive la sorella Maria – nella finzione del romanzo tra le più celebri attrici italiane – egli recide i legami col suo passato ed ignora cosa lo attenderà nella capitale.
Chi provi a indagare il motivo della sua fuga può credere alla necessità di Andrea di reinventarsi altrove, oppure alla plausibile volontà di frapporre, fra sé e la madre Antonella, i chilometri necessari a stare lontano da un segreto custodito gelosamente, che riguardava gli anni dell’adolescenza dell’uomo e della sorella Maria nella provincia salentina. In ogni caso le sue motivazioni, per merito dell’abilità dell’autore, appaiono sfumate e impossibili da chiarire una volta per tutte.
Al suo terzo romanzo, dopo Re Kappa (Besa, 2007) ed È tutto normale (Lupo, 2010), Luciano Pagano con Beati i puri sorprende ancora una volta i lettori che aveva sedotto, col piglio comico e grottesco dell’esordio, e affascinato con l’icastico ritratto di una “famiglia arcobaleno”, tenuta assieme da piccole menzogne e sotterfugi a fin di bene che sottendevano implicitamente il giudizio di una sostanziale inconoscibilità dei rapporti tra congiunti.
Il ritratto della tranche de vie di Andrea Bellomo prende qualcosa da entrambi i libri precedenti per approdare a una forma narrativa nuova, che affila sempre più il linguaggio e la struttura narrativa. Allo stile modellato sul parlato di Re Kappa – omaggio al Céline del manoscritto mai ritrovato, la Volontà di Roi Krogold – e alla articolata struttura romanzesca di È tutto normale, viene sostituita nell’ultimo romanzo una rarefazione dei precedenti motivi che portano allo stile asciutto e secco di un dramma gravido di imprevisti.
Pagano aggiorna la galleria dei grandi e ostinati perdenti della letteratura, con un antieroe che si ritrova catapultato tra le stelle del cinema, al quale dei successi assolutamente inaspettati rovinano addosso, portandolo nel mondo in cui avrebbe sempre desiderato vivere, ma in maniera quasi del tutto casuale. Il caso, vero motore romanzesco del libro, assegna ad Andrea la fama e il riconoscimento delle proprie intuizioni teatrali; la qualità, che in provincia sembrava un’onta, a Roma diventa il passepartout per accedere alla possibilità di realizzarsi. In breve tempo egli passa da una piccolissima parte come aiuto regista, per un teatro occupato della capitale, al ruolo di protagonista maschile in un film tratto da un romanzo tedesco – che nella finzione è il Beati i puri del titolo, – al fianco della sorella Maria. Legati loro malgrado in maniera quasi morbosa, fin dalla tenera età, Andrea e Maria si ritrovano fianco a fianco nella pellicola, le cui scene più forti avrebbero messo a dura prova le loro capacità attoriali e umane, trasformando il film in un vero e proprio caso politico.
Se nel romanzo È tutto normale le digressioni narrative e i frammenti del passato dei protagonisti erano state le feritoie attraverso le quali il lettore poteva misurare l’amore e l’inconoscibilità reciproca tra Carlo, Ludovico e loro figlio Marco; le vite di Andrea, Maria e di Antonella – la madre rimasta vedova e chiusasi nel suo fervore religioso – in Beati i puri, rassomigliano a tre mucchietti di limatura di ferro le cui masse paiono poste a una distanza di sicurezza dal campo magnetico che potrebbe attirarle. Solo che gli avvicinamenti e gli allontanamenti dei tre saranno determinati da spostamenti impercettibili che, sulle prime, sembrano ininfluenti mentre – e lo si scoprirà leggendo il libro – mimano abilmente la vita reale, che con i suoi leggerissimi adattamenti e una certa inerzia conducono verso l’inaspettata e imprevista piega che possono prendere gli eventi.

«Nessuno può dire in anticipo che cosa ne sarà della storia, altrimenti non si tratterebbe della vita, ma di una sceneggiatura o addirittura di un romanzo, troppo difficile anticipare un bilancio di ciò che è indeterminato, a volte incommensurabile. Quante cose dovranno succedere prima che tutte le cose che accadono risultino necessarie e non accidentali? Quanti momenti dovremo gettare nelle ortiche dei tentativi? Quanto ci vorrà perché riusciamo ad accettare ciò che è superfluo?» (p. 91).

Daniele Greco


Luciano Pagano è nato nel 1975 a Novara, dove ha vissuto con la sua famiglia fino al 1989, anno in cui si è trasferito nel Salento, dove vive attualmente. Ha pubblicato due romanzi, “Re Kappa” (2007, Besa Editrice), “È tutto normale” (2010, Lupo Editore). È stato tra i vincitori, nel 2008, del premio Subway Letteratura e del premio Creative Commons in Noir, diretto da Stampa Alternativa. Dal 2004 dirige il sito Musicaos.it, e, dall’inizio del 2015, la casa editrice Musicaos Editore.
(Fonte: “Beati i puri”, Musicaos Editore, 2016).


In copertina: Luciano Pagano – Foto di Giancarlo Greco (Fonte: lecce.corrieresalentino.it).

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