ENRICO DE LEA – favole anacoretiche (inediti)

ENRICO DE LEA
favole anacoretiche (inediti)

(una sorta di dispersione)

c’è – come dire – una sorta di dispersione
per aria o in terre conosciute, avìte,
delle acque seminali dei possessi,
possessi confinari, avari nel frutto, ma certi,
e vecchi di ruderi oltremonte,
cui andarono non rare, come oggi, cavalcature –
ma ne sappiamo dire, ne sappiamo forse
la loro rimarginabile sostanza

*
(incendi)

foglie su foglie sull’arco della corte
incendiano del verde
di se stesse piene –
quale finestra in alto altro fuoco contenga,
la nascosta regione dell’astuto azzurro
di qualche visione – sulle distese
dei fazzoletti ventosi di furore
il mare appare muto, seppure un’eco
da lontano conceda protezione

*

(le mappe)

Ho approntato le mappe, per andare
nel dove del non vedere oltre – è stato un fermo-immagine infinito
il tempo tra le case che sbriciolano l’eterno morente
del cavarsi delle acque fino al canneto.
Si muovono corpi memoriali seguendo i segni, le coordinate del mezzogiorno
per non perdersi e restare fissi, dove
è rappresaglia per ogni fatica dell’anno morto avanzato a valle.

*

(i fuochi)

abbiamo acceso una corona di fuochi circostanti,
delimitati dal prato raso e in secco, poche le sterpaglie,
forse per un augurale contrasto con la sera
che vede in lontananze muoversi le luci e scomparire
nel moto a inferno delle gallerie – abbiamo disperato
di riapparire, rinascendo a un uso delle mani
consueto, nuotando nell’aria scura della notte
materna, scacciando, poi, nei gomiti la forza


In copertina: Antonio Pedretti, AI MARGINI… IL LAGO, Opera esposta alla 54° Biennale Internazionale d’Arte di Venezia (Fonte: antoniopedretti.com).

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