Da Star Wars a Zalone

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Il successo natalizio di “Star Wars: Episodio VII – Il  risveglio della forza” non è di certo una sorpresa. Il passaggio produttivo dal fondatore George Lucas alla Disney, che ha acquisito la Lucasfilm, ha reso il prodotto ancora più accattivante grazie al mix tra effetto nostalgia nei confronti dei primi film e soluzioni narrative semplici e facilmente digeribili da ogni tipo di spettatore.

Da qui una storia con al centro un nuovo personaggio femminile: la giovane Rey, interpretata dall’attrice britannica Daisy Ridley. Nello stesso tempo, nello sviluppo della storia,  compaiono Han Solo (Harrison Ford), con un ruolo centrale, e la principessa Leia (Carrie Fisher), senza dimenticare il cameo di Max von Sydow e lo sguardo finale su Luke Skywalker (Mark Hamill), che assumerà una funzione più centrale nel prossimo episodio. Quello che appare debole è il personaggio dell’antagonista: una volta archiviato Darth Vader, il nuovo personaggio dark di Kylo Ren, rinnovando lo scontro edipico tra padre e figlio, risulta fiacco e poco innovativo. Di mestiere, senza lampi creativi, la regia di J. J. Abrams e la sceneggiatura scritta dal regista con gli esperti Lawrence Kasdan e Michael Arndt.

 Da “Star Wars” a Checco Zalone, a sua volta, non desta sorpresa nemmeno il successo di “Quo vado?”, a partire dall’invasione in più di mille sale italiane. La produzione di Pietro Valsecchi, con Taodue e Medusa, la regia di Gennaro Nunziante e la sceneggiatura dello stesso regista, firmata con Luca Medici (anche autore delle musiche), in arte Checco Zalone, sono in funzione di una commedia ben confezionata. Dopo “Cado dalle nubi”, “Che bella giornata” e “Sole a catinelle”, Nunziante costruisce una struttura adeguata per valorizzare il talento comico di Checco Zalone, nei panni del suo personaggio. Un talento smussato dagli aspetti più corrosivi o trasgressivi, che potevano allontanare il pubblico tradizionale. Accanto a lui, nel ruolo degli antagonisti, Sonia Bergamasco e Ninni Bruschetta, mentre completano il cast Eleonora Giovanardi, Maurizio Micheli, Ludovica Modugno e Lino Banfi.

La trovata iniziale del film è banale, lo sviluppo narrativo non omogeneo (più efficace la prima parte) e, sul piano registico, si conferma che il modello televisivo domina l’immaginario di commedie e titoli comici italiani. Tuttavia, anche se il personaggio principale appare monocorde (come osserva Goffredo Fofi), Zalone funziona e diverse gag divertono, con qualche spunto intelligente. Si ride, tra alti e bassi. Il coraggio artistico non interessa a Nunziante e al Checco nazionale perché il loro obiettivo è quello di sbancare il botteghino, piacendo a “tutti”, o quasi tutti, con l’apporto produttivo di Valsecchi e Medusa. Non è Cinema ma nemmeno il peggiore cinepanettone.

 

Sul film e sul personaggio Zalone si segnalano i seguenti commenti, con punti di vista differenti:

http://www.ilsole24ore.com/art/cultura/2016-01-09/checco-zalone-recensione–184857.shtml?uuid=ACat2O3B

 

http://www.internazionale.it/opinione/goffredo-fofi/2016/01/11/quo-vado-checco-zalone-recensione

 

http://www.internazionale.it/opinione/christian-raimo/2016/01/04/checco-zalone-quo-vado-recensione

 

http://www.minimaetmoralia.it/wp/la-maschera-comica-di-checco-zalone/

 

 

Marco Olivieri

 

Una parte di questo articolo è stato pubblicato su Centonove Press del 14 gennaio 2016, rubrica Visioni.

 

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