La felicità al tempo della crisi

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Presentato al 33esimo Torino Film Festival, il film “La felicità è un sistema complesso” racconta l’oggi. In particolare, i malesseri provocati da un’economia capitalistica che crea disoccupazione e dolore. Con una significativa venatura esistenziale, ben sottolineata dai colori variegati del direttore della fotografia Vladan Radovic e da una macchina da presa capace di spiazzare con movimenti veloci e nervosi, il regista e sceneggiatore (con Lorenzo Favela e Michele Pellegrini) Gianni Zanasi firma una storia in bilico tra commedia sociale e dramma, momenti comici e squarci di cupezza e intensità drammatica.

Come nel precedente “Non pensarci”, Zanasi ritrova (come protagonista) Valerio Mastandrea e, con lui, Giuseppe Battiston e Teco Celio. In quest’ultimo titolo, Mastandrea, attore sempre più bravo nell’esprimere malinconia e dolore con misura e profondità, interpreta Enrico Giusti, un manager che convince i figli di imprenditori a lasciare l’azienda prima che facciano troppi danni, nell’illusione che chi verrà dopo saprà gestire la crisi senza tagliare troppi posti di lavoro. Un’illusione che due svolte narrative – l’irruzione dell’irrazionalità incarnata dall’israeliana Avinoam (Hadas Yaron) e la morte in un incidente di due imprenditori, genitori dei giovanissimi Filippo e Chiara – contribuiranno a smontare. Così Enrico comprenderà fino in fondo l’impossibilità di combattere il sistema dall’interno.

In uno stile filmico fatto di strappi e momenti inattesi per lo spettatore, affidando gli alleggerimenti ai tempi comici di Mastandrea e curando ogni ruolo grazie agli ottimi interpreti, a partire da un Battiston che meriterebbe ben più spazio nel cinema italiano, il film racconta la corruzione dei “padri”, manipolatori nei confronti della purezza giovanile, e il dolore dei figli.

Domina l’impossibilità di una trasmissione generazionale, in un’alternanza di musiche e suggestioni, fino alle sequenze finali dalla forza onirica, ma la regia e la sceneggiatura non padroneggiano sempre al meglio un materiale così complesso. Alcune situazioni risultano faticose da seguire e qualcosa si perde, soprattutto nella relazione tra Enrico e la fragile ma sensibile Avinoam e nello sviluppo narrativo. In ogni caso, il film merita di essere visto.

Dal settimanale Centonove Press (10 dicembre 2015, rubrica Visioni).

 

Il trailer: https://www.youtube.com/watch?v=oopehUjhAmg

 

 

Marco Olivieri

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