“Anime nere”

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In principio i consensi alla 71esima Mostra del Cinema di Venezia e al festival di Toronto. Ora, otto mesi dopo, le nove statuette dei David di Donatello, compresi miglior film, regia e sceneggiatura. “Anime nere” dimostra che è possibile raccontare una storia difficile e cruda di ‘ndrangheta e faide senza scadere in stereotipi e nel già visto.  Tratto dall’omonimo romanzo (edito da Rubbettino) di Gioacchino Criaco, il film di Francesco Munzi (“Saimir”, “Il resto della notte”) è un viaggio tragico in una Calabria ignorata da quasi tutto il mondo dei media, interpretato da Marco Leonardi, Peppino Mazzotta, Barbora Bobulova, Giuseppe Fumo, Fabrizio Ferracane e alcuni abitanti di Africo.

Domina una lingua aspra e sconosciuta in un mondo sospeso tra impulsi primitivi, faide  e  illegalità contemporanee. Così “Anime nere” può essere un’occasione per riconsiderare la questione meridionale attraverso il racconto di un mondo oscuro e inquietante. Il tutto in un Aspromonte distaccato dal resto dell’Italia ma, nello stesso tempo, crocevia della criminalità internazionale.

In una storia per immagini che racconta una Calabria e un Nord Italia, e con essi un mondo, senza infingimenti e lenti edulcorate, è lecito domandarsi se le grandi lezioni dei maestri del neorealismo, del cinema politico innovativo (come quello di Francesco Rosi) e di un artista lucido e spietato come Pasolini non abbiano attecchito. Inoltre, da Marco Leonardi (lanciato in “Nuovo Cinema Paradiso”) a Peppino Mazzotta (celebre per il Montalbano televisivo) e a ogni altro interprete, in una lingua calabrese aspra e coinvolgente, gli attori non sbagliano un colpo.

Il risultato è che ci si interroga con profondità sui sentimenti primordiali, sull’illegalità e il familismo, sul fato e la possibilità di cambiare il proprio destino, sull’amore senza condizioni e sulle scelte che imprimono una svolta alle esistenze, tra moralità e zone d’ombra, leggi arcaiche e processi culturali che spesso rimangono in superficie. La sceneggiatura di  Fabrizio Ruggirello, Munzi e Maurizio Braucci suggerisce temi che rimangono dentro lo spettatore, come emozioni inespresse. La regia si mantiene intensa e incisiva per tutta la narrazione.

“Anime nere” è un film che rimane impresso per la sua forma cinematografica di sicura forza visiva e solidità drammaturgica, grazie a una direzione potente e alla suggestiva fotografia di Vladan Radovic. Una tragedia greca antica e moderna al tempo stesso.

Marco Olivieri

 

0 pensieri su ““Anime nere”

  1. L’ha ribloggato su Libero chi Leggee ha commentato:

    Quando il cinema diventa strumento di denuncia.Anime nere: un film che racconta l’andrangheta dalla calabria fino al nord Italia.Chissà se Maroni vedrà il film.

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