InVersi Fotografici VII | Della rivendicazione del dubbio | Chema Madoz Vs Valerio Magrelli

“La credenza che la realtà che ognuno vede sia l’unica realtà

è la più pericolosa di tutte le illusioni”

(Chema Madoz)

Chema Madoz - Still Life
Chema Madoz – Still Life

L’inVerso Fotografico di oggi è assonante e divertente. Cristallino ma non trasparente, ironicamente distraente, un nonsense  dal cilindro di verderame e attenzione a guardare il fondo del bicchiere perché se l’occhio assaggia, la realtà si vede dalla punta della lingua. Il surrealismo apre porte, mentre le spiegazioni con le loro dimensioni, in qualche modo, le chiudono.

Prendo in prestito le composizioni dell’artista madrileno Jose Maria Rodriguez Madoz, conosciuto come Chema Madoz. Il suo lavoro è un connubio di fotografia, arte concettuale e poesia visiva ricca di metafore che rendono le sue opere un universo sfaccettato dove niente è come sembra. Fotografia dell’ossimoro dove l’associazione di oggetti apparentemente in contrasto tra loro crea nuovi significati e simbologie. Il suo lavoro è un proclamo contro i dogmi o le grandi verità. È una rivendicazione del dubbio, un tentativo di affrontare tutto quello che ci circonda con occhi nuovi, senza dare nulla per scontato. Il quotidiano come un terreno selvaggio e sconosciuto.

Gli oggetti hanno lo stesso carattere

delle parole, si contaminano l’un l’altro

generando significati sempre nuovi

(Chema Madoz)

Valerio Magrelli, Poesie (1980-1992), Giulio Einaudi Editore,Torino 1996.

*

Io cammino fumando

e dopo ogni boccata

attraverso il mio fumo

e sto dove non stavo

dove prima soffiavo.

*

Io non conosco

quello di cui scrivo,

ne scrivo proprio perché lo ignoro.

È  un atto delicato,

è il limitare

che confonde la preda

e il cacciatore.

Qui arrivano a coincidere

l’oggetto che cerco e la causa

di questo ricercare.

per me la ragione

della scrittura

è sempre scrittura

della ragione.

Chema Madoz
Chema Madoz

Per Madoz ciò che conta sono le idee. La comunicazione che nell’atto del guardare rende l’opera compiuta, attraverso il processo interpretativo suggerito dall’autore. La scelte tecnica del bianco e nero a dispetto del colore si rivela l’unica in grado di concentrare l’attenzione sull’idea compositiva, come pure la scelta di lasciare le proprie opere prive di titoli per non contaminare il processo cognitivo dello spettatore, che costituisci il tassello mancante.

Chema Madoz
Chema Madoz

Madoz come Magrelli realizzano delle vere e proprie nature morte con influenze che vanno da André Kertesz, Duane Michael a Man Ray, Magritte, Cildo Meireles, Sugimoto, Joan Brossa.

*

Una poesia che ricomponga

le immagini che la precedono

è figura per eccellenza.

È il comportamento dell’uomo

davanti alla sua fantasia.

Fare bella figura

vuol dire fare

una figura bella,

il disegno che restituisca

all’oggetto le sue linee,

i suoi contorni al pensiero.

*

C
Chema Madoz

Le immagini sorgono dalla contemplazione.

La fotografia è l’ultimo passo e si limita

a scattare quello che si è costruito.

L’opera di Madoz costringe l’osservatore ad una introspezione volta a decifrare l’opera che si nutre del vissuto di chi la fruisce. Di chiara ispirazione freudiana l’opera del fotografo/poeta grazie al taglio psicologico si occupa di tutto quello che non risulta evidente ma tuttavia condiziona la maggioranza delle nostre azioni. Il poeta esplora la risonanza e il significato della parola in una misura simile a quella con la quale Madoz esplora l’oggetto.

Chema Madoz
Chema Madoz

Della poesia mi ha sempre interessato la sua brevità e la sua capacità di trasmettere immagini con intensità e pochi elementi

(Chema Madoz)

*

Ho spesso immaginato che gli sguardi

sopravvivano all’atto del vedere

come fossero aste,

tragitti misurati, lance

in una battaglia.

Allora penso che dentro una stanza

appena abbandonata

simili tratti debbano restare

qualche tempo sospesi ed incrociati

nell’equilibrio del loro disegno

intatti e sovrapposti come i legni

dello shangai.

*

Senza accorgermene ho compiuto

il giro di me stesso.

Ho iniziato il racconto

ma inavvertitamente

sono arrivato alla fine

ad illustrarmi, a nascondere

nell’angolo del quadro

la mia immagine.

con l’ultimo cabotaggio si conclude

questa passione geometrica

o forse solamente

si arriva a prospettare

la descrizione di un punto

da infiniti punti.


Valerio Magrelli

Nato a Roma nel 1957, ha pubblicato le raccolte di versi: Ora serrata retinae (Feltrinelli, 1980), Nature e venature (Mondadori, 1987), Esercizi di tiptologia (Mondadori, 1992), riunite nel volume intitolato Poesie e altre poesie (Einaudi, 1996), Didascalie per la lettura di un giornale (Einaudi, 1999), Disturbi del sistema binario (Einaudi, 2006). Docente di letteratura francese all’Università di Pisa, collabora a quotidiani e riviste. Dirige per le edizioni Einaudi la serie trilingue della collana “Scrittori tradotti da scrittori”. In prosa, ha pubblicato: Nel condominio di carne (Einaudi, 2003), La vicevita. Treni e viaggi in treno (Laterza, 2009), Addio al calcio. Novanta racconti da un minuto (Einaudi, 2010). Tra i suoi lavori critici, lo studio Profilo del Dada (Lucarini 1990), e la monografia La casa del pensiero. Introduzione all’opera di Joseph Joubert (Pacini 1995), Vedersi vedersi: modelli e circuiti visivi nell’opera di Paul Valéry (Einaudi, 2002), Magica e velenosa. Roma nel racconto degli scrittori stranieri (Laterza, 2010).

di Cinzia Accetta

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