"Caro Piccolo ti scrivo"

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“Caro Piccolo ti scrivo… Corrispondenza inedita degli ultimi gattopardi di Sicilia” è il titolo di un libro a cura del giornalista Franco Tumeo ed edito dalla Fondazione Federico II. Un’immersione nel  mondo dei fratelli Piccolo di Calanovella attraverso un‘accurata selezione di 200 cartoline appartenenti a un corpus di oltre 600 documenti. Una collezione lunga quasi settant’anni, dal 1900 al 1964, che ci restituisce una mappa dettagliatissima dei rapporti umani e culturali intrattenuti dall’eccentrica famiglia. In parallelo con la pubblicazione del volume, nell’estate 2014, è stata allestita anche una mostra nella galleria dell’Aula Magna dell’Università di Messina. Con i più noti Lucio e Casimiro, in primo piano pure le figure di Teresa Mastrogiovanni Tasca Filangeri di Cutò, la donna che seppe sfidare le convenzioni dell’epoca e abbandonò il marito Giuseppe Piccolo dopo un tradimento, e della figlia Agata Giovanna, la primogenita, a cui si deve il giardino di Villa Piccolo. Ovvero uno degli elementi di maggiore richiamo della struttura affidata alla Fondazione Famiglia Piccolo, a Capo d’Orlando.

Per Giovanni Ardizzone, presidente dell’Assemblea Regionale Siciliana e della Fondazione Federico II, il libro è “uno scrigno prezioso” a testimoniare “il valore che la famiglia Piccolo ha rappresentato per la Sicilia, nella memoria di un Novecento che, immagine dopo immagine, diventa anche il nostro viaggio nel ricordo”. Mentre Pietro Navarra, rettore dell’Università di Messina, ricorda l’irrompere sulla scena letteraria italiana, nel 1954, del poeta Lucio Piccolo, quando Eugenio Montale scoprì il “fascino musicale delle sue liriche”, a sua volta Francesco Forgione, direttore generale della Fondazione Federico II, sottolinea l’importanza del racconto di una Sicilia che esprimeva “una forte curiosità del mondo”.

Significativa l’introduzione di Gioacchino Lanza Tomasi ­­­­­­­­– musicologo di valore e figlio adottivo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa (cugino primo di parte materna dei Piccolo) ­­­­­­­­– il quale osserva quanto la collezione costituisca un’occasione per apprezzare “la lingua visuale del loro tempo” e “vedute urbane scomparse”, senza dimenticare le tragedie familiari e l’ombra del cugino dei Piccolo, autore del romanzo “Il gattopardo”. Non manca una nota di malinconia per “quei luoghi un tempo così intensamente poetici” e per quel mondo, ormai svanito: “Le opere di Lucio non sono più in commercio. E le edizioni postume sono prive di competenza. Almeno un terzo dei suoi scritti restano inediti”. Ricordando la sua ultima visita a Giovanna Piccolo, qualche mese prima della morte, Gioacchino Lanza Tomasi confessa che, ogni volta che torna alla Piana, il suo cuore “sanguina”, nel segno della memoria e del ricordo.

Tra le cartoline, spicca l’ironia proprio di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, che si firma “il Mostro” in una corrispondenza datata 7 maggio 1924: “Caro Piccolo ti scrivo… ma lietamente a me medesmo indulgo”. Come scrive il curatore del libro, Franco Tumeo, risultano tanti i nomi della letteratura e della poesia italiani, con immagini provenienti da tutto il mondo: messaggi inviati dalla moglie di Tomasi di Lampedusa, la psicoanalista Licy Wolff, da Montale e, ancora, da Camilla Cederna (la quale esprime la sua nostalgia per  i giorni trascorsi dai Piccolo e per “i fiori stupendi”), Andrea Zanzotto, Francesco Agnello, Piero Draghi, Elio Filippo Accrocca, Raniero Alliata, Filippo Cianciafara, Beatrice Mastrogiovanni Tasca Filangeri di Cutò, madre di Tomasi,  e molti altri. Sono cartoline di auguri per Natale o di saluti affettuosi in attesa di rivedersi, ma che rivelano i fitti rapporti, in particolare di Lucio Piccolo, con il mondo culturale.

Non potevano mancare le cartoline inviate (all’indirizzo palermitano di Via Libertà 13 o di Capo d’Orlando) ai fratelli Casimiro (pittore e fotografo) e Lucio, comprese tre del 1916 spedite in modo singolare a se stesso dal poeta dei libri “9 liriche”, “Canti barocchi”, “Gioco a nascondere” e “Plumelia”. Tanti gli “aspetti inesplorati e spesso sconosciuti degli eccentrici fratelli Piccolo”, come rileva Tumeo, che ha ritrovato alcune cartoline su un’anonima bancarella e la maggior parte custodite in una scatola di borotalco da un’anziana nobildonna, alla quale erano state donate da Casimiro Piccolo. Piccoli segni del tempo, dai colori sbiaditi e dal fascino intaccato, utili per alimentare l’attenzione sulle personalità stravaganti e sul mondo creativo di questi siciliani geniali e sui generis.

Scrive Tumeo: “Di Lucio Piccolo conservo ricordi personali, seppure di bambino, di quando veniva nella sua casa colonica di borgo San Mauro di Ficarra, tra il 1966 e il 1969, per incontrare il figlio Giuseppe, mio compagno di scuola e di giochi. A San Mauro, ci abitava anche Ciccio Tumeo, mio nonno, del quale si racconta che abbia prestato il nome all’omonimo personaggio del Gattopardo. Sembra che Tomasi di Lampedusa, a Ficarra nel 1943 in fuga da Palermo, e don Ciccio si siano incontrati proprio a San Mauro”.

Da un nuovo incontro settant’anni dopo, ancora una volta a Ficarra, dei diretti discendenti dei due, Gioacchino Lanza Tomasi e Franco Tumeo, ha preso sostanza “Caro Piccolo ti scrivo…”. Una passione antica per il mondo degli ultimi Gattopardi, che ha determinato la scelta di acquisire tutte le cartoline dei Piccolo per evitarne la irreparabile dispersione tra collezionisti e mercanti: “Ero andato a raccogliere una storia per il giornale ­­­­­­­­–  spiega il curatore del libro ­­­­­­­­– e me ne tornai via con centinaia di cartoline. Nessuna brama di possesso, però, ma piuttosto la consapevolezza che quel patrimonio di documenti andava assolutamente salvato nella sua integrità e offerto quale contributo per una maggiore comprensione della singolare personalità dei Piccolo, per approfondirne e anche riscriverne la complicata, solitaria e sofferta vita vissuta”.

Marco Olivieri

 

Dal settimanale “Centonove” del 23 aprile 2015

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