Paolo Febbraro al Bookpride di Milano

Ho ascoltato Paolo Febbraro al Bookpride a Milano la prima fiera nazionale dell’editoria indipendente, nello spazio dedicato a “Sette differenze poetiche” dove lui ha presentato Fuori per l’inverno.

L’ho trovato un autore estremamente comunicativo, dalla lettura asciutta e diretta, efficace; caratterizzato da una sorta di limpidezza concreta che pur mantiene la poeticità del linguaggio, aiutato da Saba, Caproni. Legge guardando il pubblico negli occhi, quasi a memoria, posando di tanto in tanto gli occhi sul testo a conferma che si, ricorda bene tutto e non deluderà chi lo ascolta. Nei suoi versi austeri non tenta l’aggancio scolastico ad una linea, ne il superamento di un’altra. La sua poesia va oltre il moderno e il postmoderno.

L’amo conferma amore interessato

da Fuori per l’inverno (2014)

[Ti prego, luccio, non abboccare]

Ti prego, luccio, non abboccare.
Scansa la mia esca con degnazione.
Un po’ d’astuzia, o di malinconia:
manda un segnale di evoluzione.

Se ho fame, fa’ che smagrisca ancora,
mandami all’aria, morto ed illuso;
e peggio ancora se l’insidia è sport,
accattonaggio di natura e d’uso.

L’amo conferma amore interessato,
la lenza è occulta pubblicità:
rimani onesto, l’acqua ti continua,
non farti appendere, solidarietà.

*

L’insonne

L’insonne è chi non vuole
farsi decifrare dalla notte.
È l’ufficiale di turno
che decide le rotte
perché l’alternativa è il mare.

L’insonne accende
la lampada sul comodino,
fa l’imputato in questura,
risponde alle domande
per evitare la tortura.

L’insonne non sbadiglia,
è fatto certo dal proprio errore.
Per lui la notte diventa una platea,
la partoriente vuota.
Lo libera aprendo il sipario
e bianca retrocede, ignota.

*

Molto di marzo

Molto, di marzo, è diventato fiume.
La pioggia lo ha allevato il mese intero.
Lo dicevo – fra me – ieri sul ponte
e il Tevere convesso
covava il suo bitume
come la vena d’un mondo anziano.

Quella corrente spossa gli argini,
sorda e sfiancante li slaccia.
Crudele il sole ammetteva i contorni,
ma il liquido li annette senza faccia.
La fusoliera d’un gabbiano
porta la guerra all’aria:
cancella in volo come da un quaderno
il mondo liquefatto in cui va a caccia.

*

da Il bene materiale (2008)

«Non vi saranno altre voci

Già sorge il sole e cancella

nell’aria i resti dell’incubo

che pure fu cena, parole e mani.

Altri giocheranno sulla rima

capovolta fra sepolcro e ascensione,

fra morte propria e sua resurrezione.

Voi liberatevi dalla salvezza.

Risorge a tempo il sole e vi cancella

con bianche dita l’aspra tenerezza».

*

E all’ultima porta,

al penultimo passo,

quando ancora il pensiero

se spunta ha un dove per ritornare,

un attimo prima che il cielo

si sveli per sempre o si copra

non lo daresti un seme

della tua eternità

per ritornarci sopra,

non cercheresti il fiato

per poche parole diminuite

tipo buongiorno quattro tre sì d’accordo mi

sentite?

*

Serie di sogni

Sono perfetto, bellissimo

non sarò mai più bello così

indistinguibile dai miei panni

A un tratto perdo sangue dal naso

a un tratto lo perdo da anni

La mia fotografia gira per strada

di striscio, di sbieco lì mi presento

sto fermo ovunque io vada

poche chances ch’io esca

molto rischio ch’io cada

Gatti – spargono la città di pozzi

mi trivellano in cerca d’odio

non si fermano ai surrogati,

vene purissime d’oro,

stanchi d’essersene separati

Ed è una serie di sogni

è un elenco di vie con il nome

col nome che non le sostituisce

nomi intrecciati in nodi

mentre l’elenco impazzisce

Un’estate di bassi fondali

un inverno di gradini

dov’è che vorresti salire?

scendi al riparo dei mali

La pioggia allaga il piazzale

congiura nelle mie scarpe

ecco distanza e profondità

freddo l’ascensore risale

mai che l’angoscia si affidi

che il lampadario s’infogni…

Ma è una serie di sogni

che mulina cangiante

è l’ombra mancante

al vetro illuminato

è l’acqua smarrita

nello scheggiato bicchiere

la nottola collocata

dentro un milione di sere.


Paolo Febbraro, poeta e saggista, nasce nel 1965 a Roma. Ha esordito in poesia con la raccolta Disse la voce, compresa nel “Quarto quaderno italiano” della collana di poesia contemporanea diretta da Franco Buffoni. Ha pubblicato i volumi Il secondo fine (Marcos y Marcos 1999), Il Diario di Kaspar Hauser (L’obliquo 2003), Il bene materiale (Scheiwiller 2008) e Fuori per l’inverno (Nottetempo 2014).

PAOLO FEBBRARO

di Cinzia Accetta

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