Il grande silenzio della Vucciria

Il grande silenzio della Vucciria

Che cosa racconta davvero “Il quadro nero ovvero La Vucciria, il grande silenzio palermitano”? Presentata al Teatro Massimo di Palermo, lo scorso 7 febbraio, l’opera per musica e film di Roberto Andò e Marco Betta trae ispirazione dal celebre quadro di Renato Guttuso e dalle suggestioni del racconto “La ripetizione” (Skira editore) di Andrea Camilleri. Sono le parole dello scrittore di Porto Empedocle ad avviare, nel buio, la messa in scena, ispirata dalle sue riflessioni e fantasticherie sui personaggi della tela di Guttuso (custodita allo Steri di Palermo). Subito dopo, sul palcoscenico, gli attori Giulia Andò e Francesco Scianna raccontano con passione la fila intima, segreta, di pensieri e suggestioni che accompagna i due protagonisti del quadro, dipinto nel 1974.

In primo piano il misterioso incrocio di sguardi, solo per un attimo, tra un uomo col maglione giallo e una donna di spalle, tra le persone, la mercanzia, le lampade, i colori e la luce. Così, mentre Tonino Battista dirige l’Orchestra del Teatro Massimo, e Piero Monti il Coro, il teatro e la musica si fondono con il cinema e sullo schermo oscilla in modo suggestivo una lampada. Squarci di visione che si dilatano e offrono gradualmente l’immagine cinematografica del quadro di Guttuso.
Nata su commissione degli Archivi Guttuso di Roma e della Fondazione Teatro Massimo di Palermo, l’opera si avvale delle scenografie di Gianni Carluccio (presenza costante nei lavori di Andò), il quale firma anche i costumi assieme a Daniela Cernigliaro e la fotografia con Roberto Barbierato, del suono di Hubert Westkemper e del montaggio di Vertov Milano. In armonia con la partitura di Marco Betta, sublime nel suo essere delicata e ossessiva al tempo stesso, con le sue infinite e sottili variazioni, il piccolo film di Roberto Andò ricrea sullo schermo “La Vucciria” in una scena attraversata da elementi dinamici e statici che trovano una sorprendente armonia.
Il quadro di Guttuso rivive nelle variazioni cromatiche dal grigio al colore e nel continuo passaggio di uomini e donne, di venditori e acquirenti, di colori, suoni, mondi che si incontrano e si abbandonano, in una lentezza (un infinito ralenti) che accresce il mistero e lascia spazio alle domande di chi guarda, al senso esistenziale delle cose attraversate, appena percepite e poi perdute per sempre.
A catturare l’attenzione è l’avvicinarsi fra i due personaggi della tela come simbolo universale di un incontro che scandisce ogni vita, ogni possibile istante. In particolare, il video descrive due incontri alternativi fra l’uomo (Francesco Scianna) e la donna (Giulia Andò), mentre attorno il mistero di presenze che affollano e poi abbandonano la scena non cessa di alimentare l’immaginario dello spettatore. Fantasmi sullo schermo, uomini e donne, impersonati da Ettore Calvaruso, Patrizia D’Antona, Shain Farouzi, Paolo Federico, Oriana Guarino, Renato Lenzi, Onofrio Nuccio, Daniela Pupella, Salvatore Tarantino e Fulvio Tortorici.
Tra le pieghe del racconto, si colgono gli elementi di distruttività insiti in un luogo per eccellenza dell’abbondanza, come il mercato, in un quadro dipinto su un fondo nero (un “quadro nero”). Non a caso, Andò si è pure ispirato al giudizio dello scrittore Goffredo Parise: “Nessun altro quadro di Guttuso come la Vucciria ha mai espresso con tanta intensità il sentimento profondo del Paese”. Ecco quindi la domanda segreta che il regista palermitano mette in scena: “Quando la Sicilia, l’Italia intera, sono diventate una grande natura morta?”. Una domanda suggestiva che attraversa un’opera capace di interrogare nel profondo lo spettatore.

Marco Olivieri

Foto di scena di Lia Pasqualino.

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