Amedeo Anelli – Contrapunctus

di Diego Conticello

Nell’arte musicale il ‘contrappunto’ è un particolare artificium compositivo strutturato per diverse linee melodiche, fra di loro intrecciate, secondo regole stabilite, se si vuole ricercare un’armonia, oppure in maniera piuttosto sciolta se si intende dar risalto ai caratteri peculiari di ciascuna linea. L’intarsio di tali ‘particole’ può dar luogo ad accordi armonici, altrimenti prosegue sviluppando in modo indipendente passaggi costruiti come fossero varianti (con tanto di botta e risposta, viene da qui l’espressione punctus contra punctum, cioè nota contro nota) di un unico tema musicale che funge da substrato.

Leggendo questo recentissimo ‘libbriccino’ di Amedeo Anelli (critico d’arte, filosofia e letteratura nonché direttore della rivista Kamen, di cui proprio quest’anno si festeggia l’attività ventennale) ci si sente avvolti in un’atmosfera molto simile. I versi, ora perfetti accordi polifonici ora guizzi repentini e fugaci, si intersecano giocando col tema dominante, individuabile nella melanconia generata da un rapporto con la natura ormai irreversibilmente deprivato. Si assiste così a delle “variazioni” che trascorrono dal mero gusto enunciativo (La neve turbina nel buio.// Il gatto si rintana fra gli stracci,/ e giù il freddo che candisce il giardino. «Contrapunctus I», pag. 9), al rassegnato avviso delucidatorio (Con acque pulite/ la salubrità. Con acque inquinate/ la natura fa il suo corso/ verso l’inorganico. Ibidem), dall’intermezzo evocativo (La leggera brezza/ dall’acqua/ il silenzio denso/ del bosco/ ogni passo risuona/ come un germoglio dalla terra. «Contrapunctus IV», pag. 14), al traslato esistenziale (La nebbia/ s’infittisce e s’infittisce/ anche questo tetto/ ha ceduto/ ma in fondo/ tiene. «Contrapunctus VI», pp. 16-17).

In controcanto, come nelle punte più lucide dell’Arte della fuga di Bach, la risposta sentenziosa di un ideale ‘controsoggetto’ dalle fisime ancora moraleggianti, razionali (Senza cittadino consapevole ed attivo/ nessuna democrazia possibile.// […] A livelli bassi/ così di cultura,/ non c’è democrazia. «Contapunctus I», o ancora: Per fare Arte e/ Critica d’Arte/ serve tutto/ e non basta niente. «Contrapunctus V», pag. 15.; Per la natura seconda ci vuole un eccedere/ d’intelligenza, di sensibilità e di risorse. «Contrapunctus XVI», pag. 29; Le idee sono le porte invisibili del corpo «Contrapunctus XVII», pag. 30).

Ma alla struttura tipicamente barocca, fatta di richiami, echi che hanno il sentore del virtuosismo, soggiace un tono compunto, misurato, dalle cadenze brevilinee, con un andamento adagio che vuole mostrare ogni piega, ogni minima “croma” del proprio dettato, affinché ne venga assaporato il legato elementare, le sincopi che sospendono il battere e il levare di questo musicalissimo spartito dell’anima.

L’ossessiva ricerca di un filo armonico, di un bordone che, come un sottofondo continuato, accolga ogni capriccio lirico (leggasi slancio emozionale), passa sempre per una cruna visiva, quasi pittorica, forse retaggio dell’Anelli esegeta d’arte, apparentabile alla vena eclettica che dalla Galleria del cavalier Marino, si irradia – ad esempio – nei Canti barocchi di Lucio Piccolo («Contrapunctus VII», pag. 18: Non soffia fra le tue arcate/ un vento Sibelius/ ma ai Frari nella piena luce/ della simmetria/ incoronata dal doppio Coro/ Assunta ti stagli nella verticalità/ immobile del cielo.// […] Ma in questo risuonare/ un unico principio/ sale dalle radici alle fronde/ ai perimetrali / alla mano di Tiziano. E Piccolo in Oratorio di Valverde: Ai quattro punti del Mondo/ muovono Arcangeli il vento e i colori// […]…oltre le volte vicino ai campanili/ ove la mano dell’Evangelista/ alta indice alle nubi il volo,/ bianco attonito di cellette, di ballatoi,/ d’intonaco nudo riflette/ tutto l’aereo sospeso mattino.).

Nel dialetto siciliano il termine “contrapuntari” indica un voler sopravanzare, un rispondere per il gusto di avere l’ultima parola ma, nelle poesie di Amedeo Anelli, potrebbe figurare una situazione sospensiva, quasi fuori dal tempo, dove la natura è matrona nel cui abbraccio si diluisce l’eterno enigma dell’esistenza umana, da esperire sempre Sulla cancellata/ d’agilità/ come il gatto/ su pochi centimetri/ il poco spazio dato/ e via.; o magari Di slancio/ la bicicletta/ in piedi sulla sella/ senza mani./ Così tutta la vita.

Recensione apparsa su «Arenaria» 5. Palermo, Ila Palma Editrice luglio 2011, pp. 118-120

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